di Mariachiara Leone e Matilde Maione
Gli artisti asiatici che hanno esplorato la Pop Art. Da Yoshimoto Nara ad Xu De Qi, dal Giappone alla Cina. La Pop Art contemporanea in Asia.
Ognuno di noi almeno una volta si è imbattuto in un artista della Pop Art.
Pochi invece si sono trovati di fronte opere d’arte della Pop Art contemporanea di artisti provenienti dal continente asiatico.
Da Yoshimoto Nara a Xu De Qi, sono tanti gli artisti asiatici che hanno esplorato e contaminato la Pop Art restituendo opere d’arte dal valore inestimabile.
Dal Giappone alla Cina, tantissimi e non solo nell’ambito pittorico, hanno apportato un contributo sostanziale a quella che potrebbe essere definita la New Pop Art.
Yoshimoto Nara
Nato nel 1959, Yoshitomo Nara è un artista giapponese conosciuto soprattutto per la sua opera “Do Not Disturb! ” (1996).
Nara, contemporaneo del famosissimo Takashi Murakami , con le sue opere riesce perfettamente ad unire le influenze della cultura popolare della società orientale (anime/manga) con il bacino culturale occidentale.
Anche se l’artista più volte ha ribadito che non ama particolarmente che si accostino le sue opere alla tradizione artistica pop asiatica del manga.
“Il fatto è che non ho mai detto una volta di essere stato influenzato dai manga giapponesi. Per molto tempo ho creato la mia arte da un punto di vista spirituale. È pieno di considerazioni religiose e filosofiche “
Famoso per i suoi bambini e animali “inquietanti” egli spazia tra incisione, pittura, scultura, ceramica ed installazioni, per la realizzazione delle sue opere.
L’obiettivo dell’artista è esplorare tutta una gamma di emozioni e sensazioni che appartengono all’uomo fin dalla tenera età, ed anzi, è proprio in questo range di tempo che l’uomo inizia ad affacciarsi ed eslporare le emozioni.
Una prima fase in cui l’uomo esplora il mondo attraverso tre sensi primari: vista, tatto ed olfatto, fa propri gli elementi e la materialità del mondo.
Una seconda fase in cui a queste sensazioni si collegano emozioni. L’artista ritrae bambini alle prese con questa continua scoperta di sè attraverso la materialità ed il contatto con il mondo.
Espressioni ed atteggiamenti che nell’osservatore adulto potrebbero apparire a volte disturbanti, a tratti inquietanti, a tratti a volte caricaturali.
Una delle mostre più interessanti, nella quale Nara presenta tutta la complessità della sua ricerca, fu quella fatta dall’artista presso la Pace Gallery .
Attualmente l’artista vive e lavora a Tokyo. Le sue opere sono presenti in collezioni come quella dell’Art Intitute di Chicago o della Rubell Family Collection di Miami.
Ed è all’ Hara Museum of Contemporary Art di Tokyo (per motivi legati al periodo attulamente l’opera è stata ricollocata all’Hara Museum Ark in Shibukawa Gunma) che si trova la suggestiva “My Drawing Room”.
Xu De Qi
Al pari della famosissima collega Yayoi Kusama, Xu De Qi è stata un rivelazione nel panorama contemporaneo non solo asiatico ma internazionale.
Nato a Jinan nel 1964, Xu De Qi, dopo aver studiato presso la China Central Accademy of Fine Arts prosegue gli studi, laureandosi, alla Shandong Normal University dove tutt’ora insegna.
In Italia alcune sue opere sono state presentate all’interno della mostra “Stemperando” tra Torino, Roma e Cosenza.
Ed è sempre in Italia che ha esposto dapprima i suoi lavori alla Biennale di Sabbioneta e successivamente presso la Galleria Pirra a febbraio del 2020.
Divenuto famoso con la sua serie “Fish Girls”, l’artista, uno dei massimi esponenti della Pop Art in Cina, esplora in maniera ironica quegli elementi, argomenti, temi che attraggono le nuove generazioni di giovani cinesi, in bilico tra un passato ed un presente sempre più contaminato dall’apertura all’Occidente.
In alcune delle sue opere infatti si potrebbero fare moltissimi accostamenti di tipo tematico soprattutto per quanto riguarda la figura della donna in Cina.
E si potrebbero azzardare in maniera audace anche degli accostamenti tra saggistica e sue opere come nel caso dell’acclamato “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estés ed una delle sue opere che ritrae una donna cinese tipicamente vestita con abiti tradizionali che in primo piano guarda dritto negli occhi lo spettatore.
Alle sue spalle una serie di sagome di lupi che ululano sono posti su uno sfondo a tina unica (un rosso che indica ulteriormente il paese dell’artista).
Opere che ricalcano senza dubbio “la maniera di fare” di Wharol ma nel caso di Qi, si gioca con le figure politiche, del mondo dello star sistem asiatico, in particolare cinese, artisti noti al grande pubblico come Magritte e naturalmente il rapporto “odio/amore” tra Stati Uniti e Cina.
Zhang HongMei
Classe 1973, i colori sono la parola d’ordine. Le sue opere sono un connubio tra contemporaneo ed antico. Rivisita l’antica tecnica della carta intagliata ma utilizzando un materiale eco compatibile. È un’artista a 360° realizzando dipinti, sculture, ceramiche, tessuti per le grandi case di moda, scenografie teatrali e video. Le sue opere hanno un forte impatto cromatico come si può vedere dagli ormai famosi guerrieri colorati “Xi’ An Warriors” e il ciclo “Mental Landscape”.
Svoltasi nel 2018 nel Cortile dell’Università di Torino, la grande installazione “Urban Colors and Xi’an Warriors” fu una riflessione sul tema del colore nella vita urbana e sulla potenzialità del colore di trasformare la percezione degli spazi e dei luoghi.
Pop è il suo approccio all’arte, Pop è il suo approccio al colore e alla vita.
Mariko Mori
Nata a Tokyo nel 1967. Avendo lavorato come modella e creatrice di moda, la sua arte ne viene molto influenzata soprattutto nei primi anni di ricerca artistica. Ma è dopo aver conosciuto l’arte occidentale di quegli anni, quando spopolavano Andy Warhol e Cindy Sherman, che la sua arte cambia radicalmente, diventando sempre più pop e guardando al futuro con occhi diversi. Servendosi di tecnologie avanzate per l’epoca e della fotografia, realizza opere straordinariamente futuristiche ma con un occhio sempre alla tradizione giapponese.
Usa sé stessa per rappresentare personaggi diversi in ambientazioni diverse puramente futuristiche e tecnologiche. Dalle eroine dei manga ai robot si passa alle divinità fantastiche fino alle avveniristiche geishe cyborg. Al centro delle sue performace e delle sue opere c’è sempre l’essere umano, il suo pensare ed il suo agire, ma anche i luoghi intesi come metafore di incontri tra universi opposti.
Ma la Pop Art in Asia non è solo trainata da artisti giapponesi e cinesi, donne e uomini, alcuni famosi, altri meno; moltissimi sono ancora oggi coloro che nel percorso di ricerca artistica salvaguardano e ampliano il discorso di un’avanguardia novecentesca arrivata fino ai giorni nostri.
Quella avanguardia che ancora una volta rappresenta lo “strumento” perfetto per rappresentare il disagio, la bellezza, le contraddizioni, questa volta degli anni ’20 del 21esimo secolo.