di Mariachiara Leone
Save me, Sky castle, Uncontollably found, My ajusshi, The scent of a woman, Valid Love: l’altro volto della serialità sud coreana!
Perché piacciono così tanto i kdrama? Perché negli ultimi tre anni l’interesse degli occidentali si è spostato su serie tv asiatiche, musica asiatica, in particolare provenienti dal bacino della cultura pop sud coreana?
Provare a “superare il pregiudizio” nei confronti di questi prodotti pop è difficile soprattutto se ci si sofferma sul dato che vede ai primi posti dei kdrama più amati dagli occidentali proprio quelle serie tv che rimandano ad un certo tipo di letteratura young adult (che tanto viene “detestata”).
Ci si chiede perché serie tv che presentano le stesse banali dinamiche, gli stessi stereotipi di genere, che tanto si bollano come “spazzatura” quando si “parla” di un certo tipo di letteratura (young adult), piacciano tanto al pubblico occidentale.
Perchè criticare così aspramente la letteratura young adult quanto si è “perso la testa” per i kdrama?
Si resta erroneamente in superfice quando si parla di cultura pop sud coreana.
Molto spesso, al pari delle discussioni (sempre molto accese) sul genere dello young adult, infatti, si è propensi a bollare i kdrama come serie tv tutto zucchero e cliché.
Si è portati a pensarlo soprattutto se ci si approccia a questo affascinante mondo attraverso la piattaforma streaming di Netflix Italia che, intercettando un certo tipo di pubblico, presenta una selezione con pochissimi gioielli e moltissime serie tv che sono costruite a tavolino per strizzare l’occhio alla cultura occidentale (es. kdrama 2021- Vincenzo).
Sfatare qualche “mito” diventa per cui doveroso.
Ci sono kdrama, infatti, che sono vere e proprie “grida” nei confronti di un sistema paese troppo spesso presentato come terra promessa, “il nuovo sogno” (al pari di quello americano ampiamente smentito nel corso degli anni dalla storia).
Save me, Sky castle, Uncontrollably found, My ajusshi, The scent of a woman e Valid Love sono solo la punta dell’iceberg.
Sono serie tv impegnate ad intrattenere con lo scopo di sfatare miti e riportare con “i piedi a terra” chi segue il mondo sud coreano (soprattutto il “nuovo pubblico”).
Save me è stata trasmessa nel 2017 dalla OCN (un canale che si concentra soprattutto su progetti crime, horror, di denuncia sociale e poco propensa a trasmettere commedie romantiche).
La serie tv è la trasposizione di una web-series “Out of the World “ di Jo Geum-san, divulgata sulla piattaforma Daum di proprietà della Kakao Corp (app di messaggistica- e non solo- utilizzata in Asia come sostituzione di WhatsApp).
La storia ha inizio quando la famiglia di Im Sang-mi è costretta a trasferisi da Seoul ad una piccola cittadina di campagna.
Gli affari del padre di Im Sang-mi non hanno portato che al fallimento economico dell’intera famiglia che, appunto, corre ai ripari trasferendosi fuori città per iniziare una nuova vita.
Molto presto però Im Sang-mi si accorgerà che la sua famiglia si è in realtà trasferita in un paese assai oscuro ed ambiguo.
Tutti i paesani sono infatti devoti ad un culto religioso e…
Queste a grandi linee la trama di una serie tv che investiga una “piaga” assai dilagante in Sud Corea: quella delle “sette religiose” .
Non a caso ci si trova “fuori dal mondo” (titolo originale del webton) con una narrazione disturbante ed un gruppo di ragazzi che tenteranno di aiutare Im Sang-mi a fuggire al leader del “culto”.
Questa serie tv presenta oltre che una trama avvincente un cast di tutto rispetto con volti che il pubblico occidentale ha intravisto in altri kdrama presenti nel catalogo Netflix (Seo Yea-ji in It’s ok to not be ok o Woo Do-hwan in The King: Eternal Monarch).
Mai banale, la serie di puntata in puntata affronta anche altri “argomenti di contorno” tra cui il bullismo scolastico.
Ed è di bullismo scolastico e cosa si è disposti a fare per ottenere e mantenere “ottimi voti a scuola” in cui lo spettatore si imbatte con Sky Castle.
“We All Lie”
La serie è incentrata su questa residenza: Sky Castle, in cui abitano famiglie ricchissime e rampolli “costretti” dai genitori a mantenere “alto” il prestigio familiare. Come?
Mantenendo punteggi eccellenti a scuola, primeggiando con ogni mezzo pur di ottenere l’accesso a prestigiose università dell’Ivy league e senza mai contraddire gli adulti.
La lotta ad accaparrarsi i migliori preparatori universitari tra i vari nuclei familiari che abitano lo “Sky Castle” è feroce.
Tutti vogliono lei: Kim Joo-young (interpretata da Kim Seo-hyung) , la preparatrice universitaria che vanta un curriculum eccezionale e che ha seguito e segue solo “rampolli” e “Vip”.
Il kdrama è stato trasmesso nel 2018 dalla JTBS (altro canale poco incline a cliché di qualsiasi genere).
Sky Castle è una vera e propria denuncia sociale al sistema scolastico sud coreano, una macchina crudele che spinge i ragazzi alla perfezione assoluta.
Lo stesso titolo rimanda all’obiettivo della serie. Sky infatti è anche l’acronimo delle tre università più prestigiose del Sud Corea rispettivamente:
–Seoul National University
–La Korea University
–Yonsei University (la più antica e prestigiosa tra le tre)
A farla da padrone in questa serie è la “lotta” generazionale tra adulti e ragazzi, tra genitori e figli.
Un cast di altissimo livello composto da un gruppo di giovani attori alle prese con attori navigati che hanno reso magistralmente la sceneggiatura.
Chi è “buono”, chi è “cattivo”, chi sta dicendo la verità, chi invece mente? Queste le domande che assillano lo spettatore di volta in volta.
Le risposte della serie sono crudeli, taglienti, efferate tanto quanto lo sono i personaggi e mai, mai verrà detta la verità fino in fondo se non agli ultimi respiri: di un personaggio, della serie.
Questa è un kdrama che non risparmia nessuno, che non lascia tregua allo spettatore che si troverà di fronte la fredda e vera realtà di un paese che “sforna talenti” in continuazione (attori, idol, aziende ecc).
Bugie, sotterfugi, una ost (colonna sonora della serie) travolgente ed una domanda che torna di puntata in puntata a tormentare le notti dei protagonisti:
Cosa sei disposto a perdere per eccellere?
Da kdrama denuncia come “Save Me” e “Sky Castle” a kdrama che indagano le relazione di coppia sudcoreane.
UNCONTROLLABLY FOUND
Questa è una serie tv del 2016 che senza troppi “giri di parole” arriva al cuore del problema delle relazioni di coppia in Sud Corea.
Ma come inizia la storia e perché “fa venire mal di stomaco”?
Il kdrama narra le vicende di Shin Joon-young (interpretato da Kim Woo-bin) e No Eul (interpretata da Bae Suzy ). Entrambi lavorano nel mondo dello starsistem coreano.
L’inizio della storia è quanto di più atipico si possa trovare in una serie tv sud coreana (reggendo ancora”botta” con la serialità sudcoreana attuale-nuovi prodotti 2020/2021).
Viene dato subito in pasto agli spettatori una informazione cruciale sul personaggio maschile che determinerà non solo tutte le scelte successive ma l’intero mondo della serie tv.
Shin Joon-young è un giovane attore all’apice della carriera.
Un ragazzo dal carattere difficile che da filo da torcere nell’ambiente dello spettacolo perché non ha “peli sulla lingua”.
Diretto, freddo e “molto sulle sue” decide (dopo aver appreso una notizia sconvolgente per la sua vita) di cercare l’unica persona con cui ha un debito enorme (No Eul).
I due infatti si conoscono fin dai tempi della scuola e con un gioco di flashback verrà chiarito, di puntata in puntata, cosa è accaduta tra i due e perchè Shin Joon-young si sente in debito con No Eul.
Questa serie tv non è scontata, non vuole “dare il contentino” allo spettatore e soprattutto non scimmiotta le dinamiche comuni delle relazioni sud coreane (per meglio dire le presenta ma con intelligenza).
Le prime puntate infatti giocano sul presentare il “classico kdrama romantico” e dunque lo “scontro-incontro” dei due protagonisti a scuola. I due che “non si possono subire”. Due classi sociali diverse, lui (il famoso della scuola) di famiglia importante, lei ( povera ma bella, intelligente, amica “girlspower” della ragazza che ha una cotta per il bello della scuola).
In breve, uno shoujo calibrato alla perfezione da una narrazione che balza tra passato e presente e permette di fare due cose intelligentissime:
– vendere il prodotto in Asia (ad un target ed in generale ad una terra pregna di cultura pop dei manga/anime)
– allargare il bacino di target dalla sola utenza degli adolescenti e quella che comprende anche giovani/adulti (20-35).
Poichè tutto quello che succede di “romantico” e drammatico tra i due protagonisti nel passato, viene portato su un piano quotidiano reale, nel presente.
Tutto quello che infatti accade nella linea temporale del presente è talmente verosimile e credibile che più che “piangere” per le sorti nefaste dei due protagonisti e la loro storia d’amore ci si commuove e ci si innervosisce contorcendosi le budella per il sistema sociale che il kdrama presenta.
Un sistema sociale in cui vige la disuguaglianza economica e sociale. Dove la vecchiaia fa paura soprattutto nel mondo dello starsistem asiatico. Dove l’apparenza e tutto e gli scandali sono calibrati ad hoc sulla pelle di attori e idol che non sono altro che prodotti da vendere, “galline dalle uova d’oro” (più sono giovani meglio è).
Perché guardare Uncontrollably Fond?
Ci sono tre motivi per guardare questa serie tv:
- Guardare questo kdrama, soprattutto se si è alle prime armi con questa tipologia di serie tv, permette allo spettatore di non illudersi sull’idillio amoroso e sociale che vige in Sud Corea
2. Presenta un personaggio femminile di spessore che non cede ne al cliché della “ragazza cazzuta, pazza che fa a botte con tutti stile ragazzo problematico” ne in quello della “ragazza kawaii” tutto fiocchetti di raso e “aiuto qualche maschio forzuto ed intelligente mi salvi dal tagliarmi con un foglio di carta e mi allacci le scarpe perché non so farlo da sola”
3. Il finale che è un gioiellino della sceneggiatura (sappiamo che i coreani hanno la stessa relazione che ha Stephen King con i the end in letteratura)
NO EUL: un personaggio femminile interessante
No Eul (Bea Suzy-ultimamente impegnata nel kdrama Start Up su Netflix) rappresenta ancora oggi un personaggio femminile di equilibrio all’interno della serialità sud coreana.
Una ragazza normalissima, con i propri sogni nel cassetto, con il proprio carattere pieno di contraddizioni.
Ne buona ne cattiva, No Eul vive la sua vita cercando di essere una buona amica (non sempre ci riesce), una figlia di cui andare fieri (in questo se la cava molto meglio), una sorella presente per il fratello (con cui ha un rapporto d’amore/odio).
L’elemento che la rende un personaggio vincente è che tutto quello che le accade da giovane la porterà a ridimensionare tantissimo il suo carattere fin troppo idealista senza perdere di vista la “vera sè”.
Il suo approccio alla vita cambierà radicalmente diventando una persona che, come tutti, deve sopravvivere in una società che vive di competizione e corruzione.
I ruoli si scambiano e anche in questo la sceneggiatura ed il lavoro attoriale di tutto il cast rende questa serie tv una delle più riuscite.
Il ragazzo un tempo strafottente, egoista, menefreghista nei confronti di tutto e tutti (all’apparenza) diventa colui che affronta la vita adulta con l’intenzione di “risolversi” e liberarsi di tanti pesi del passato compreso quello legato a No Eul.
La ragazza un tempo intransigente non propensa a compromessi di alcuna sorta diventa una Produttrice televisiva freelance senza scrupoli di morale che accetta mazzette da parte di persone influenti intenti ad insabbiare o coprire situazioni (compresi scoop e gossip nel mondo dello spettacolo).
Shin Joon-young riesce finalmente a trovarla ma quella che si trova di fronte non è la “sua” No Eul.
Shin Joon-young: il classico bad boy?
Anche per il personaggio maschile la sceneggiatura compie una magia.
Sfruttando la tipica narrazione di “ragazzo maledetto” che incontra “brava ragazza” e se ne innamora, il personaggio di Shin Joon-young non è assolutamente il bad boy della storia. Non lo è nella storyline del passato e non lo sarà nelle dinamiche che si sviluppano nel presente.
La sceneggiatura gioca infatti a ribaltare completamente la visione del “cattivo ragazzo” (aiutato anche dal volto dell’attore noto per ruoli d’antagonista) facendo scoprire pian piano quello che si cela dietro le scelte all’apparenza crudeli e sfrontate del protagonista.
Non c’è vittimismo nella narrazione che riguarda Shin Joon-young, la storia non ha l’intento di giustificare i personaggi nel momento in cui compiono scelte discutibili o “fuori dal coro”.
La storia del personaggio maschile di Uncontrollably Fond serve al kdrama per andare al centro del messaggio che rivolge a tutto il pubblico che osserva l’evolversi della trama:
La vita anche nell’apice del dolore più acuto e profondo presenta una sublime bellezza che si può solo osservare perché umanamente inconoscibile.
Ed è di senso della vita che si parla quando ci si trova davanti a kdrama come My ajusshi e The scent of a woman.
Tra le proposte questo è il kdrama più anziano. Visto oggi potrebbe sembrare addirittura banale ma…
Questo kdrama ha come messaggio di fondo quello di vivere giorno dopo giorno in maniera piena, non rimandando a domani quello che hai il desiderio e la possibilità di fare oggi.
VIVERE COME SE DOVESSI MORIRE DOMANI!
La protagonista di questa storia è una donna che ha completamente smarrito se stessa. Completamente assorbita da una società che corre per raggiungere eccellenza, fama e soldi lei si sente “fuori contesto”.
Tutto della sua vita procede in maniera monotona e grigia fin quando “qualcosa” non sconvolgerà per sempre la sua vita.
Come uno schiaffo in pieno viso, quello che le accade la rimetterà in “carreggiata” portandola a “mandare a quel paese tutto e tutti” partendo per un viaggio nel quale incontrerà…
Una storia emotivamente forte, costellata da colpi di scena, di dialoghi mai banali e di una filosofia che ancora oggi risulta essere contemporanea.
Un cast di attori con la “A” maiuscola ed alcune scene destinate a diventare iconiche nel mondo dei kdrama come la scena del tango tra i due protagonisti.
Ed è sui passi passionali del tango di Scent of a Woman che si passa a quelli di un triste valzer di My ajusshi.
Questo kdrama dei tre presenti in questa lunga lista di serie tv sud coreane è forse il più forte in termini di relazioni di coppia e problemi seri che affliggono il paese.
Non ci sono parole per descrivere l’amarezza, la tristezza, la cruda verità che vengono “sbattute in faccia” allo spettatore senza filtri.
Non c’è alcun “indorare la pillola” con un bel cucchiaino di zucchero (alla Mary Poppins).
Questa è una storia che esige attenzione, riflessione ed una dose indecente di lacrime.
Lascerà un segno indelebile in chi si appresta a “mettersi nei panni dei protagonisti”.
I temi trattati da questo kdrama sono molteplici e tutti molto seri a partire dalla differenza d’età all’interno di una coppia (una problematica molto sentita soprattutto se sono le donne ad essere più grandi del proprio partner) per incentrarsi poi su problemi lavorativi e finanziari ed una questione perno di tutta la serie.
Questa è la storia di tre fratelli entrati nell’età in cui in sud corea si inizia a chiamare un uomo ajusshi, lei è una ragazza giovanissima che ha fin da subito vissuto una vita difficilissima costretta a crescere in fretta e a capire subito “come gira il mondo”.
Per una serie di vicende l’uomo disilluso dalla vita, stanco, assillato da difficoltà quotidiane ed una famiglia da mantenere incontra lei, una ragazza obbligata dal capo a pedinarlo per carpirne debolezze e “sbarazzarsi della concorrenza” se non fosse che…
Una storia d’amore fuori dagli schemi, un cast a partire dalla fenomenale IU (che non firma mai banalità) eccezionale per una storia impattante quanto sbattere a 180 all’ora contro un muro. Fa male? Assolutamente si!
Perchè guardarlo? Perchè tra i mille prodotti smielati e senza sostanza questa serie tv è un toccasana e “guarirete” insieme ai protagonisti.
Infine, guariti e disidratati, si giunge alla fine di questo lungo e tortuoso percorso nella serialità sud coreana che tutto è fuorché banalità.
Si giunge a cosa vuol dire “infedeltà” in sud corea, cosa vuol dire amare al di fuori del matrimonio là dove ad “aggravare” la già grave situazione sentimentale è che “l’amante” è un giovane uomo appena arrivato in paese.
Una scommessa per la Tvn (canale tra i più seguiti in patria) che sfida i tabù della società coreana soprattutto se la tematica principale è il matrimonio.
Questo è forse il kdrama più coraggioso di sempre in cui si investiga al tempo stesso la relazione marito/moglie o e l’essere una nuora all’interno di una famiglia sud coreana tradizionale.
I doveri, gli oneri che una giovane donna deve assolvere nei confronti della famiglia del marito e le dinamiche manipolatorie basate sul “senso di colpa” su cui fa leva la sorella minore del marito della nostra protagonista.
Sempre assente, il marito vive nel suo mondo, ama la moglie e non si rende conto dell’enorme sofferenza che affligge la moglie. Una donna che letteralmente non riesce più a respirare e vivere quella spensieratezza che l’ha contraddistinta da giovane e qualità che ha fatto innamorare il marito.
Insomma una pentola a pressione pronta ad esplodere quando a calpestare il suolo del piccolo paesino compare un giovanissimo falegname.
Trasferitosi da poco, per nulla interessato a cosa pensano gli altri, molto libero e “selvaggio”, vive la vita un giorno alla volta.
Passionale e risoluto, cresciuto dal nonno, apre un laboratorio ed inizia a lavorare con gli occhi dei paesani puntati alle spalle.
Egli infatti rappresenta “il nuovo” e quando si avvicinerà sempre di più alla protagonista ecco che…
Una storia malinconica nella quale non esiste alcun “triangolo” alcun lei, lui e l’altro bensì la vita, la difficoltà di alimentare giorno dopo giorno un rapporto.
La fragilità, la complessità e le incomprensioni tipiche di ogni rapporto umano.
Kdama che sono solo alcuni ( tra vecchi e più recenti) che rappresentano una miniera da cui attingere se per intrattenimento si intende passare qualche ora di svago in compagnia di belle storie.