di Maria Castaldo
Alfred Hitchcock – suspense e paura nel film Gli uccelli. L’horror psicologico di Hitchcock nel cinema.
La differenza tra suspence e sorpresa è molto semplice e ne parlo spesso (…) Noi stiamo parlando, c’è forse una bomba sotto questo tavolo e la nostra conversazione è molto normale, non accade niente di speciale e tutt’a un tratto: boom, l’esplosione. Il pubblico è sorpreso, ma prima che lo diventi gli è stata mostrata una scena del tutto normale, priva d’interesse. Ora veniamo alla suspence. La bomba è sotto il tavolo e il pubblico lo sa, probabilmente perché ha visto l’anarchico mentre la stava posando. Il pubblico sa che la bomba esploderà all’una e sa che è l’una meno un quarto – c’è un orologio nella stanza –: la stessa conversazione insignificante diventa tutt’a un tratto molto interessante perché il pubblico partecipa alla scena. Gli verrebbe da dire ai personaggi sullo schermo: ‘Non dovreste parlare di cose banali, c’è una bomba sotto il tavolo che sta per esplodere da un momento all’altro’. Nel primo caso abbiamo offerto al pubblico quindici secondi di sorpresa al momento dell’esplosione. Nel secondo gli offriamo quindici minuti di suspence
– Alfred Hitchcock
Alfred Hitchcock è conosciuto come il maestro dell’ horror psicologico e soprattutto per aver dimostrato visivamente la differenza tra suspence e sorpresa.
Cinema negli gli anni ’30 e ’40: Dracula, Frankenstein, L’uomo lupo
Negli anni’30 e ‘40 la paura era rappresentata dal soprannaturale e dai ‘mostri della Universal Pictures’ come Dracula, Frankenstein e L’uomo lupo, che portano sullo schermo figure archetipiche, tratte anche dai romanzi della letteratura gotica del secolo precedente.
Questo filone prosegue anche lungo tutti gli anni ’50, con produzioni come Dracula, il vampiro con Christopher Lee nel ruolo del protagonista (1958), o ancora una serie di film ispirati ai racconti di Edgar Allan Poe e prodotti dall’American International Pictures.
Gli anni ’50: Godzilla, La mosca
Negli anni ’50 vedremo la produzione di numerosi film con protagonista esseri umani che mutavano aspetto e si trasformavano in ripugnanti creature: Godzilla (1954) e La mosca (1958) ne sono un esempio lampante e altrettanto evidente è che il cinema di quegli anni è fortemente influenzato dalle paure degli effetti catastrofici delle armi nucleari, dalla tensione che una possibile guerra nucleare potesse scatenare.
E, in generale, il progresso scientifico diviene protagonista di un nuovo genere di film, che uniscono all’elemento orrorifico quello fantascientifico.
Nascono in questi anni film come L’invasione degli ultracorpi (1956) che riflettono, inoltre, anche le ansie di un’invasione da parte della Russia.
Gli anni ’60: Alfred Hitchcock e l’horror psicologico
A partire dagli anni ’60 si sviluppa, invece, l’horror psicologico, presente in capolavori come Psycho (1960), Gli uccelli (1963) di Alfred Hitchcock o Che fine ha fatto Baby Jane? (1962) di Robert Aldrich.
In particolare con Alfred Hitchcock la paura assume una veste più raffinata e all’orrore del fuori, dei mostri esterni, si sostituiscono i mostri interiori, i traumi, le paure dell’animo umano, che diventano così reali e feriscono e uccidono.
Con Gli uccelli, tratto dall’omonimo romanzo di Daphne du Maurier, Alfred Hitchcock affida a un evento naturale – l’attacco di stormi di uccelli agli abitanti della piccola cittadina di Bodega Bay – l’elemento orrorifico.
La storia di un film che ha segnato il genere: l’horror psicologico di Gli uccelli
La storia inizia a San Francisco, in un negozio di animali incontriamo l’elegante Melania Daniels e Mitch Brenner.
I due battibeccano e si punzecchiano, palesemente attratti l’uno dall’altra, tanto che Melania, sapendo che Brenner vive con la madre e la sorellina di 11 anni nella piccola Bodega Bay, a sua insaputa, si dirige lì con la scusa di portare alla piccola Cathy per il suo compleanno una coppia di inseparabili, nella speranza di rivederlo.
Ma al suo arrivo più e più volte si verificano misteriosi attacchi di uccelli e se, inizialmente, gli stormi sono ridotti a poche unità e si limitano a ferire lievemente i malcapitati, nel corso del film il loro numero e la loro ferocia aumenta a tal punto da diventare mortale.
Costruito in assenza quasi totale di una colonna sonora- a eccezione di un accenno del brano di Debussy Première Arabesque suonato al pianoforte da Melania e dalle canzoncine dei bambini a scuola – Gli uccelli resta ancora oggi un capolavoro del genere horror/thriller.
L’importanza dei suoni e della musica nel film di Alfred Hitchcock Gli uccelli
Gli unici suoni che il regista inserisce nella pellicola sono il gracchiare dei corvi e degli uccelli. Tali suoni sono ripresi nel momento in cui i volatili attaccano e il loro battito d’ali diventa così presagio di morte e sventura.
I compositori Remi Gassmann e Oskar Sala realizzarono una vera e propria partitura musicale grazie ai suoni registrati con nastri magnetici. Registrazioni che comprendevano appunto il rumore degli uccelli, ma sintetizzati per aumentarne l’intensità.
Hitchcock gioca con la suspense. Il regista crea una tensione costante, partendo adagio con i toni da commedia sofisticata. Una raffinatezza marcata dall’ambientazione urbana, dai battibecchi amorosi, da una coppia di enemies to lovers pronta a sbocciare.
Ma con il proseguire della storia, Melania e Mitch passano in secondo piano e quella che sembrava un’innocua gita a Bodega Bay diventa, invece, il tentativo di fuggire da una città dall’atmosfera apocalittica.
Il film si presta a numerosi livelli di lettura, da quello religioso, a quello ecologico, sociopolitico, psicoanalitico. Gli uccelli diventano così metafora di sentimenti repressi, della paura dell’abbandono dei protagonisti (ognuno dei quali ha in qualche modo subìto una perdita).
Lo spettatore, dunque, sembra inizialmente portato a credere che quegli attacchi siano dovuti all’arrivo di Melania.
Siano attacchi scaturiti dall’antipatia di Lidya Brenner per questa nuova giovane donna che potrebbe portarle via suo figlio.
Oppure, attacchi dovuti alla maestra di scuola Annie, lasciata da Mitch (che non riesce a separarsi da lei).
Siano, dunque, il risultato di una ferita d’amore incapace di guarire, la manifestazione di un disagio interiore che esplode con violenza e fa strage.
“Ma perché gli uccelli attaccano gli uomini?” L’interrogativo continuerà a balenare nella mente del pubblico senza trovare un’effettiva risposta.
Persino il finale, volutamente aperto, non permette di trovare una spiegazione. Si limita infatti a mostrare una situazione catastrofica, direttamente uscita dalle pagine dell’Apocalisse o dai racconti sulla fine del mondo.
E Hitchcock sembra voler dire questo: non è importante la ragione della minaccia sull’uomo, ma è la minaccia stessa il fulcro della storia.
La possibilità che qualcosa di assolutamente naturale – gli uccelli- possa ribellarsi e scatenarsi sugli esseri umani genera l’orrore.
Un incubo che si fa carne, ossa, sangue e piume e infesta la mente del pubblico, suscitando l’inquietudine dell’assenza di una risposta.
Come scrisse il critico Robin Wood: “Gli uccelli sono l’incarnazione dell’arbitrario e dell’imprevedibile, di ciò che rende la vita e le relazioni umane precarie, un monito alla nostra fragilità e instabilità, che non possono essere ignorate o eluse, e, ancor più, alla possibilità che la vita sia assurda e senza senso”.