Lucrecia Martel: i film della regista argentina presidente della Giuria internazionale della 76esima Mostra del Cinema di Venezia 2019.
Lucrecia Martel è una regista argentina che il pubblico mainstream ha avuto modo di conoscere nel 2019. Anno in cui Lucrecia Martel venne insignita della carica di presidente della Giuria internazionale della 76esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Nel panorama cinematografico latinoamericano appare chiaro quanto le professioniste coinvolte nel settore culturale, come Lucrecia Martel, vogliano e si prendano il giusto spazio nella discussione artistica su più piani e livelli.
Nei suoi film, l’originalità della ricerca stilistica e il rigore della messa in scena sono al servizio di una visione del mondo esente da compromessi, dedita all’esplorazione dei misteri della sessualità femminile, delle dinamiche di gruppo e di classe.
Barbera
Scopriamo dunque le pellicole che hanno reso celebre la regista argentina nel mondo.
1. La niña santa
La pellicola si addentra nella vita della sedicenne Amalia tenta di redimere l’anima peccatrice di un uomo di mezz’età. Per la precisione la storia si svolge in una cittadina di provincia dove, tra dinamiche già viste la regista innesta l’elemento disturbante ed innovativo che rende il film una vera e propria esperienza visiva.
Non è semplice infatti rendere per immagini quella che è una sceneggiatura prepotente, a tratti violenta nel suo essere perfettamente congrua con tipologie di innesti umani, relazioni e “fisime” a tratti patetiche.
Un film che va senz’altro visto più e più volte. Una sola visione non basta o, forse, proprio per il suo spirito temerario, per alcuni fruitori una visione è più che sufficiente.
2. La donna senza testa
La donna senza testa è sicuramente l’altra pellicola che ha posto Lucrecia Martel sotto i riflettori del mondo cinematografico contemporaneo. Film del 2008, la storia segue le vicende di Veronica (interpretata da María Onetto), una donna borghese di origini argentine.
La narrazione si focalizza su quello che parrebbe un banale incidente automobilistico. La protagonista è intenta infatti a guidare verso una direzione per lo spettatore ignota quando, distratta dal cellulare, colpisce qualcosa.
Cosa ha investito? Un animale, una persona. Lo spettatore questo non lo sa ed infatti la storia prosegue con un balzo in avanti ed una Veronica intenta a viversi boriose giornate di apparenti incombenze quotidiane.
Ma l’apparenza inganna e quello che sembrava non aver turbato minimamente la vita della donna inizia a riaffiorare prepotentemente. Una notte, stanca dalla morsa dell’angoscia, la protagonista rivela al marito di avere investito “qualcuno” sull’autostrada e…
A questa pellicola vi è poi “Zama” che suggella la regista tra i “grandi” della cinematografia contemporanea latinoamericana.
3.Zama
Solo Lucrecia Martel poteva prendere quello che a tutti gli effetti è considerato un romanzo spartiacque del Novecento argentino e farne un film capolavoro.
La pellicola infatti è tratta dal romanzo, pubblicato nel 1956, “Zama” di Antonio Di Benedetto.
La trama
Don Diego de Zama è un oscuro funzionario della corona spagnola di fine Settecento: relegato ad Asunción, in Paraguay, vive lontano dalla famiglia, appeso alla flebile speranza di una promozione per cui è disposto a tutto, ma che tarda ad arrivare. Da quell’angolo sperduto nell’immenso vicereame del Río de la Plata, dalla riva di un fiume che pare ai confini del mondo, Zama aspetta: le lettere della moglie Marta, notizie dalla Spagna, un nuovo amore, un’ultima occasione di redenzione.
Per approfondire: Intervista a Lucrecia Martel