di Annarita Farias
Francis Scott Fitzgerald e “Il Grande Gatsby”: l’opera-manifesto della crisi generazionale e delle contraddizioni ed illusioni dell’aurea società americana nei Ruggenti anni ’20
Tutti conoscono il meraviglioso film diretto da Baz Luhrmann ed interpretato da Leonardo DiCaprio, Carey Mulligan e Tobey Maguire, ma in quanti hanno letto l’opera originale del più rappresentativo esponente dell’Età del Jazz, Francis Scott Fitzgerald?
Pubblicato per la prima volta a New York nel 1925 da Chas. Scribner & Sons, The Great Gatsby è oggi considerato un vero e proprio classico della letteratura americana, una “opera-manifesto” degli Stati Uniti nei “ruggenti anni ’20” – o anche chiamati, appunto, “l’Età del Jazz” – il cui grande sviluppo economico culminò nella crisi di Wall Street del 1929. Sebbene non ottenne fin da subito il successo sperato, Fitzgerald fu un grande autore che seppe cogliere e analizzare con acutezza le contraddizioni della società americana, dominata solo dal mito del denaro e del successo. Di fatto, lo scenario che fa da sfondo alle sue opere – e, soprattutto, a “Il Grande Gatsby” – è quello dell’ebbrezza del suo tempo dove disagio generazionale e letteratura pervadono ogni cosa. Quell’America frivola, capricciosa e spregiudicata di cui lui e la moglie, Zelda, ne erano gli echi. Una generazione di disillusioni e di una profonda irrequietezza che neppure la vita mondana poté guarire.
«Negli anni più vulnerabili della giovinezza, mio padre mi diede un consiglio che non mi è mai più uscito di mente. “Quando ti vien voglia di criticare qualcuno, – mi disse, – ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu.”» F. Scott Fitzgerald, Il Grande Gatsby
Trama dell’opera
Nella primavera del 1922, Nick Carraway si trasferì a West Egg, in Long Island, dove si ritrovò a vivere tra le sontuose ville dei “nuovi ricchi”. Dall’altra parte della baia, vivevano sua cugina Daisy ed il marito Tom Buchanan, un ricco e famoso giocatore di polo reso, però, brutale, violento ed arrogante dai suoi stessi privilegi borghesi. Nick iniziò a frequentare, così, casa Buchanan, dove ebbe modo di incontrare anche Jordan Baker, amica di Daisy e nota campionessa di golf, con cui Nick intreccerà una tiepida relazione amorosa. Ma chi suscitò davvero la curiosità di Nick Carraway fu il suo eccentrico ed enigmatico vicino, Jay Gatsby. Gatsby era un elegante milionario che si era fatto da sé. Era conosciuto in tutto il Long Island per le sue feste lunghe e sfrenate, in cui scorrevano fiumi di champagne.
Un giorno Jordan raccontò a Nick che Gatsby aveva conosciuto Daisy quasi cinque anni prima a Louisville, ed erano stati profondamente innamorati. Ma, a quel tempo, la famiglia di lei si rifiutò di approvare il matrimonio e dunque, mentre Gatsby partì per la guerra, lei sposò – seppur con riluttanza – Tom Buchanan. Gatsby non l’aveva mai dimenticata e per questo comprò casa a West Egg, in modo da poter avvicinarsi a quell’amore giovanile oramai perduto. Dopo avergli raccontato quest’incredibile storia, Jordan lo mise a conoscenza della romantica richiesta di Gatsby: avere un appuntamento da solo con Daisy.
Sogno di Gatsby = Sogno Americano
Come è stato già detto precedentemente, Il Grande Gatsby è un manifesto sociale degli Stati Uniti nei “ruggenti anni ’20” e del “grande Sogno Americano”. Ma, prima ancora di questo, l’opera nasconde in sé un importante valore autobiografico: il desiderio di ascesa sociale, il vizio dell’alcol, i parties, le donne e l’amore turbolento, sono solo alcuni degli elementi che permettono di far rivivere al lettore ciò che è stata la tumultuosa e solitaria vita di Fitzgerald.
Lo sguardo che l’autore pone sulla realtà storica che lo circonda non è di lode, bensì di critica e disillusione. Per tale motivo, è più corretto specificare che Fitzgerald racconta della morte del Sogno Americano, e per farlo si serve del misterioso ed ambiguo Jay Gatsby: un self made man, cioè un umile giovane che, per riconquistare il cuore e la stima della nobildonna che ama ed essere accettato all’interno dell’alta società a cui ella appartiene, si arricchisce, diventando, però, un contrabbandiere. Jay Gatsby si sforza fino la fine di raggiungere il suo sogno: raggiungere la felicità – incarnata da Daisy, il suo primo grande amore giovanile –, e crede che per farlo bastino ricchezza e potere.
Infine, Gatsby è anche l’emblema del nuovo romantico: in altre parole, quello di Gatsby non è tanto un sogno materialistico quanto un sogno d’amore, enfatizzato, inoltre, dalla solitudine e dalla nostalgia.
Estratto della tesi di laurea intitolata “The Great Gatsby e El amor en los tiempos del cólera: L’idealizzazione della donna e l’attesa amorosa”, di Annarita Farias.
Per approfondire: La morte della farfalla di Pietro Citati