5 scrittrici americane contemporanee da leggere questa estate per tuffarsi nella letteratura statunitense.
Sono 5 le scrittrici americane contemporanee da leggere se, in particolare questa estate, volete tuffarvi sulla letteratura “graffiante” e stregonesca che offre gli Stati Uniti d’America.
1. Joyce Carol Oates
Iniziare a leggere Joyce Carol Oates è la cosa migliore che un lettore possa fare, in particolare se è alle prime armi con la letteratura americana contemporanea.
Avere però ben chiaro che si ha a che fare con una penna audace, affilata e violenta è altrettanto fondamentale se ci si avvicina alla produzione letteraria di questa formidabile scrittrice statunitense.
Facendo un passo indietro però…
Joyce Carol Oates nasce nel 1938 a Lockport, New York. Figlia di Carolina, casalinga di origini ungheresi e Frederic James Oates, progettista di utensili e matrici, Oates cresce nella fattoria dei suoi genitori fuori città. Elemento fondamentale questo, che tornerà più e più volte nei suoi scritti (es. Una famiglia americana).
Oates si interessò alla lettura in tenera età e nella sua prima adolescenza, lesse le opere di Charlotte Brontë, Emily Brontë, Fëdor Dostoevsky, William Faulkner, Ernest Hemingway e Henry David Thoreau. Verace lettrice, appassionata della “parola”, Joyce Carol Oates iniziò a scrivere all’età di 14 anni.
Lavorò per il suo giornale del liceo dove si diplomò nel 1956. All’università iniziò a leggere i libri di Franz Kafka, D.H. Lawrence, Thomas Mann e Flannery O’Connor, laureandosi in lingua e letteratura inglese nel 1960.
I consigliati dalle fenici: “Una famiglia americana”, “Loro” e “Blonde”
Non c’è nulla di meglio che immergersi in una storia familiare americana e farlo recuperando uno dei romanzi annoverati tra i capolavori della scrittrice è una delle miglior cose che il lettore audace possa fare.
Ma di cosa parla “Una famiglia americana”?
Tutti ammirano i Mulvaney, tutti li invidiano. Sono un clan chiassoso e allegro, una famiglia perfetta in cui regna la concordia. La loro fattoria nel Nord dello stato di New York è una casa da fiaba abitata da uno stuolo di cani, gatti, cavalli, mucche, pecore, e sempre piena di amici e parenti. Michael, il padre, ha un’impresa edile ben avviata ed è un conosciuto e rispettato membro del Country Club. S
ua moglie Corinne è una donna «nervosamente allegra», visceralmente anticonformista, con una solida fede religiosa, la mente sempre in fermento, la passione per l’antiquariato e la politica. I figli conoscono soltanto valori saldi e fiducia nella vita: Mike junior è un campione di football; Patrick, uno scienziato in erba; il piccolo Judd, l’adorante mascotte dei fratelli maggiori. Poi c’è lei, la dolcissima Marianne. Studentessa modello, sempre attenta agli altri, si affaccia con un po’ di ingenuità ai suoi sedici anni.
Nel giorno di San Valentino del 1976, dopo il ballo della scuola, le accade qualcosa di terribile. Un «incidente» innominato e innominabile, che turba la serenità della casa, ammutolisce quel lessico familiare che permetteva ai Mulvaney di capirsi senza fatica, di riconoscersi come parte di un tutto.
È un incantesimo malvagio, e in un attimo la famiglia perfetta non esiste più. L’affetto che li lega non riesce più a scorrere; ciascuno combatte la sua lotta in nome della giustizia, della vendetta o del perdono; l’evento drammatico li trasforma e li allontana, come accade soprattutto a Marianne e ai suoi genitori, che non riusciranno a superare il reciproco pregiudizio.
Per ritrovarsi, i Mulvaney hanno di fronte una lunga strada, un cammino in cui ognuno, liberato dall’obbligo di incarnare la perfezione, dovrà diventare semplicemente se stesso. Come in tutte le tragedie, arriverà la catarsi, ma nulla sarà più come prima.
Un romanzo consigliatissimo soprattutto se avete amato “A sangue freddo” di Truman Capote o comunque la scrittura di questo ulteriore grandissimo scrittore.
Altro romanzo consigliatissimo, in particolare se non si sa ancora cosa leggere questa estate, è “Blonde”.
Leggere di una delle icone di Hollywood tristemente nota alla luce della scrittura lucida e puntuale della Oates è una esperienza da non lasciarsi scappare.
Edito La Nave di Teseo in Italia, in “Blonde” la scrittrice “trasforma in romanzo tutte le vite di Marilyn Monroe: molto più di un sex symbol da calendario, con le sue contraddizioni e fragilità Marilyn è entrata nell’eternità del mito. Da adolescente solitaria a bellezza planetaria, ma anche donna insicura, giovane determinata, amante incostante, bambina innamorata, playmate e ragazza in lotta con lo specchio, attrice venerata e paziente in analisi, donna con molti amanti e poco amore, morta prematuramente e ancora viva nella memoria collettiva. Joyce Carol Oates, con il suo straordinario talento narrativo, riesce a mescolare storia e finzione in un romanzo in cui la vita si intreccia indissolubilmente con la fantasia, un capolavoro letterario in cui rivive la diva più grande di sempre”.
Vi è poi “Loro”. Questo romanzo rappresenta il terzo volume del “Quadretto delle meraviglie” dove la scrittrice attraverso la narrativa esplora l’America fermandosi, in questo caso, alla sommossa di Detroit del 1967.
Con “Loro” Joyce Carol Oates vinse il National Book Award del 1970, raccontando la storia della famiglia Wendall a partire dagli anni turbolenti della Depressione americana fino al 1967, anno della sommossa di Detroit.
“Un colpo di pistola nella notte uccide Bernie Malin. Loretta, la giovane amante che giaceva di nascosto con lui, fugge portando in grembo il loro figlio illecito, Jules. È il tramonto degli anni trenta in un’America patriarcale e sanguinolenta: lo spettro della Seconda guerra mondiale si avvicina a grandi passi minacciando il sogno americano. Loretta, Jules e la seconda figlia Maureen iniziano a spostarsi di città in città alla ricerca di una nuova vita, precipitando in giri di malaffare e criminalità, incontri torbidi e stupri”.
Anche in questo caso la premessa da fare è la seguente: NON AVVICINARSI AI ROMANZI DELLA OATES se si è particolarmente “sensibili” a certe tematiche.
Altra grandissima scrittrice americana da tenere in considerazione quando si vuol leggere letteratura americana contemporanea è Donna Tartt.
2. Donna Tartt
Conosciuta ai più per l’aver vinto il Premio Pulizer del 2014 con il romanzo “Il cardellino”, Donna Tartt si è da subito distinta per la sua altra peculiarità e cioè quella di pubblicare ogni dieci anni i propri romanzi.
In questo caso per cui sconsigliamo la lettura se si è lettori poco propensi ad attendere. Vale sicuramente la pena comunque recuperare tutti e tre i romanzi attualmente pubblicati.
Anche in questo caso compiamo un passo indietro per comprendere il background di una delle scrittrici americane tra le più amate del XXIesimo secolo.
Scrittrice statunitense, Donna Tartt nasce nel Mississippi il 1963. Esordisce nel panorama letterario americano nel 19912 con il romanzo The “Dio di illusioni”, ridefinendo il genere giallo. Viene subito tradotta in ventitré lingue, vendendo più di cinque milioni di copie in tutto il mondo. Divenne cioè un clamoroso successo editoriale e tutti ambivano ad “intervistare”, “conoscere”, “capire”, chi fosse Donna Tartt, come facesse a scrivere così, come nascessero trame così intricate, e la scrittura così peculiare stilisticamente. Insomma, tutti la leggevano, tutti la “volevano”.
Una capacità affabulatoria in grado di mantenere costante la tensione pur nell’apparente stagnazione degli eventi e un senso tragico della vita come percorso che non può riscattarsi dai suoi traumi.
Alla pubblicazione di “Dio di illusioni” passeranno appunto dieci anni, in cui la scrittrice lavora sul secondo romanzo uscito nel 2022 “Il piccolo amico”. Anche in questo caso un romanzo con l’intenzione di essere “un romanzo per ragazzi” in realtà rivolto agli adulti. All’interno delle pagine di questo romanzo un profondo pessimismo ed una sensazione costante di angoscia aleggia sulle vicende trattate ed anche in questo caso è un successo di pubblico e critica.
A consacrarla definitivamente come una delle gradi scrittrici della letteratura americana contemporanea è la pubblicazione del romanzo “Il cardellino” nel 2014. Il romanzo, come detto poco prima, le valse il Premio Pulizer e la meritata “fama”.
Questo romanzo è un gradino in più che la scrittrice raggiunge circa il suo “modo” di scrivere e definisce così la sua cifra stilistica. Pochissimi scrittori infatti possono vantare la capacità di essere riconoscibili anche in traduzione. Nonostante il “filtro” inevitabile del lavoro di traduzione (lavoro egregio compiuto per l’edizione italiana dei romanzi della scrittrice dal gruppo di traduttori Idolina landolfi, Giovanni Maccari e Mirko Zilahi de’ Gyurgyokai) è possibile percepire subito che si sta leggendo Donna Tartt (ovviamente se non si sbircia il nome in copertina).
In questo caso non abbiamo dei “preferiti” poichè sono tutti da leggere ed amare. C’è una “leggenda” che ruota intorno alla lettura de “Il cardellino” e “Dio di illusioni”. Si dice infatti che, chi abbia letto “Il cardellino” e poi recuperato “Dio di illusioni” abbia amato il primo ed “odiato” il secondo; viceversa, se si è letto prima “Dio di illusioni” e recuperato dopo “Il cardellino” abbia amato il primo e “detestato” il secondo.
Insomma noi Fenici siamo fuori da questo “schieramento” poichè abbiamo letto ed amato entrambi seguendo l’ordine di lettura seguente ossia “Dio di illusioni” e “Il cardellino”.
Dio di illusioni: per gli amanti delle storie da “dark academia”
La trama è quanto segue!
Un piccolo raffinato college nel Vermont. Cinque ragazzi ricchi e viziati e il loro eccentrico e affascinante professore di greco antico, che insegna al di fuori delle regole accademiche imposte dall’università e solamente a una cerchia ristretta di studenti.
Un’élite di giovani che vivono di eccessi e illusioni, lontani dalla realtà che li circonda e immersi nella celebrazione di un passato mitico e idealizzato, tra studi classici e riti dionisiaci, alcol, droghe e sottili giochi erotici. Fino a che, in una notte maledetta, esplode la violenza. E il loro mondo inizia a crollare inesorabilmente, pezzo dopo pezzo.
La scrittrice americana colpisce nel segno ancora una volta con “Il piccolo amico”, forse un romanzo ancor più incisivo dell’esordio!
Il romanzo tratta le vicende di “Harriet Cleve, una bambina di dodici anni con una vita vissuta sotto il segno di una tragedia di cui non ha memoria: quando era solo una neonata, suo fratello Robin è stato impiccato a un albero del giardino, ma il delitto che ha sconvolto l’esistenza della sua famiglia è rimasto insoluto. Giunta alla soglia dell’adolescenza, la ragazzina decide di sciogliere il mistero che avvolge la morte del fratello, scoprire l’assassino e ottenere finalmente vendetta”.
Infine, attendendo il 2024, leggere o rileggere “Il cardellino” questa estate allevierebbe l’attesa per chi ha letto tutto, gioverebbe a chi sta cercando una “lettura del cuore”.
Quanto segue è in questo romanzo è la storia di “Theo Decker, sopravvissuto, appena tredicenne, all’attentato terroristico che in un istante manda in pezzi la sua vita. Solo a New York, senza parenti né un posto dove stare, viene accolto dalla ricca famiglia di un suo compagno di scuola. A disagio nella sua nuova casa di Park Avenue, isolato dagli amici e tormentato dalla nostalgia per la madre, l’unica cosa che riesce a consolarlo è un piccolo quadro dal fascino singolare. E da lì, il suo futuro diventa una rocambolesca giravolta tra salotti chic, amori e criminalità, guidato da una pulsione autodistruttiva, impossibile da controllare”.
Piccolo disclaimer: sembra quasi che nel “clamoroso caso letterario di qualche tempo fa” circa “Una vita come tante” di Hanya Yanagihara ci sia la volontà di “coprire il lasso di tempo a cui obbliga Donna Tartt” da parte delle nuove generazioni di scrittori e scrittrici. Ovviamente un paragone infelice per la Yanagihara che, anche se compie una impresa letteraria non da poco, non riesce ad eguagliare assolutamente Donna Tartt e forse non c’è neanche bisogno di farlo dopotutto!
Vi è poi la grandissima Joan Didion che il mondo tutto piange per la scomparsa avvenuta nel dicembre del 2021. Ottima idea per il lettore alle prime armi con la letteratura americana contemporanea è proprio recuperare la produzione letteraria di una grandissima scrittrice, giornalista e saggista quale Joan Didion.
3. Joan Didion
Icona del giornalismo (per intenderci come lo fu per noi Oriana Fallaci), Joan Didion ha lasciato un vuoto enorme nel mondo intellettuale contemporaneo.
Ripercorrendone la vita, le esperienze ed i dolori che hanno forgiato la sua scrittura e le sue storia, si ha da subito la percezione di avere tra le mani una immensa ricchezza che è giusto celebrare nella maniera più semplice possibile: leggere Didion.
Piccoli stralci di una vita dolorosamente straordinaria
Figlia di Frank Reese Didion e Eduene Jerrett, Joan Didion nasce e cresce a Sacramento. In alcune delle interviste rilasciate negli anni ricorda di aver cominciato a scrivere sin dall’età di cinque anni, ma è solo con la pubblicazione del suo primo romanzo che dichiara di considerarsi una scrittrice.
La piccola Didion è paragonabile al personaggio di Roald Dahl, Matilde. Assidua frequentatrice della biblioteca, chiede spesso dei permessi scritti a sua madre per poter prendere in prestito libri destinati agli adulti, specialmente biografie. Nel corso della sua vita Didion si è definita più volte una “bambina timida, amante di libri”, che cercò di impegnarsi a superare la sua ansia sociale attraverso la recitazione e parlando in pubblico.
A causa della professione paterna (membro delle United States Army Air Forces durante la Seconda Guerra Mondiale), il suo percorso scolastico non fu regolare proprio per i continui trasferimenti della famiglia ma nel 1943, Joan e la madre si stabilirono definitivamente a Sacramento, mentre il padre, per impegni militari, andò ad abitare a Detroit.
Didion scrisse nel suo memoir del 2003, Where I was from, che trasferirsi così spesso la faceva sentire come un’eterna estranea.
Nel 1956 si laureò presso l’Università della California, Berkeley con un Bachelor of Arts in Lettere. E proprio durante il secondo anno di studio vinse un concorso di saggistica sponsorizzato dal mensile di moda Vogue che le affidò un lavoro come assistente alla ricerca presso la rivista.
Inzia così la sua carriera come giornalista e sarà proprio a New York, durante il periodo che trascorre nella redazione di Vouge che Didion incontrerà il suo futuro marito John Gregory Dunne, al tempo giornalista per Time.
La coppia si sposò nel 1964 e si trasferì a Los Angeles poco dopo, con l’intenzione di rimanere solo per un breve periodo, ma la California divenne invece la loro casa per i successivi venti anni.
Una vita costellata da tantissimi traguardi personali e lavorativi interrotti bruscamente da due tragedie in un arco temporale brevissimo.
Il 30 dicembre 2003, mentre la loro figlia Quintana era ricoverata in stato comatoso presso il reparto di cura intensiva in seguito allo shock settico causatole da una polmonite, suo marito fu vittima di un fatale attacco di cuore durante una cena. Il 26 agosto del 2005 viene a mancare anche la figlia appena 39enne.
Che cosa si fa quando si viene colti da dolori così profondi? Come si continua a vivere? Che senso dare al “dopo”? Didion scrisse di questa esperienza nel suo libro del 2011, Blue Nights.
Nel saggio che ha lo stesso titolo che dà il nome alla raccolta, The White Album, Didion racconta poi di una crisi nervosa vissuta nell’estate del 1968. Dopo una valutazione psichiatrica, le venne diagnosticata la sclerosi multipla.
Alla sclerosi multipla si aggiunse poi la malattia di Parkinson, le cui complicazioni avrebbero poi condotto all’inevitabile scomparsa, il 23 dicembre 2021.
Tutti i sui scritti, da quelli giornalistici, alla saggistica, alla narrativa sono qualcosa di inestimabile per un lettore ma più in generale per il mondo culturale contemporaneo.
Sapere di avere continuamente la possibilità di appigliarsi alle parole di Didion su fatti, luoghi, persone e soprattutto su argomenti così spinosi ed ostici come il lutto, il suo superamento, la malattia ecc. rappresentano un unguento preziosissimo per l’animo.
I preferiti dalle Fenici: “L’anno del pensiero magico”, “Blue nights”, The White Album (La cultura)
Senz’altro uno dei lavori più conosciuto della scrittrice è “L’anno del pensiero magico”. Testo in cui “è racconto del parossismo e della rinascita, memoriale dell’intimità violata, indagine giornalistica sulla solitudine e saggio sul destino e la speranza umana; è l’opera che meglio ha saputo raccontare il lutto e il dolore, toccando ferite ancora pulsanti, aprendone di nuove sulla pagina. È il prezzo pagato da Joan Didion per prendere coscienza che, se anche tutto intorno a lei sembra essere crollato, occorre liberare dalla presa dei ricordi coloro che l’hanno lasciata, e vivere le possibilità del presente senza rifugiarsi nei rimpianti del passato”.
Vi è poi lo straziante “Blue nights”. Un lavoro di scrittura nel quale Didion “passa a riflettere sulla fine della promessa, sull’inevitabi- lità della dissolvenza. Joan Didion con Blue Nights eviscera ed esorcizza la sofferenza personale attraverso la scrittura; trasforma il dolore che la assilla in un racconto universale sulla perdita e sul tormento”.
Infine, consigliamo “The white album”. Un romanzo che si distacca completamente dalla sfera personale per immergersi nel puro gusto di raccontare storie con la lente lucida ed infaticabile della giornalista Didion.
Infatti, in questo lavoro ella racconta “la realtà impazzita” americana.
Quanto segue è dunque la storia del “lungo l’infinito nastro di Moebius delle autostrade californiane, nelle hall dei vecchi hotel coloniali affacciati sulle bianche spiagge di Honolulu, negli studi di registrazione con Jim Morrison, a cena con registi svogliati che passano di film in film come nelle comuni losangeline si passa di letto in letto, alle feste con i produttori, nei centri commerciali con la figlia, Joan Didion attraversa gli anni sessanta e settanta, raccontandone bizzarrie, ossimori ed estremi: una giovane Nancy Reagan taglia gambi di rosa nel suo giardino, Charles Manson architetta il brutale omicidio della moglie di Roman Polanski, nei cinema di Bogotá si proiettano film americani vecchi di dieci anni, in una valle vicino a Malibu il giardiniere messicano Amado Vazquez coltiva le orchidee più belle del mondo. Reportage, racconto, diario intimo, prosa lirica: i testi che compongono The White Album, opera insieme indefinibile e inconfondibile, mettono in evidenza le caratteristiche che i lettori di Joan Didion conoscono così bene dai suoi romanzi e memoriali: la lucidità stilistica e la risolutezza di visione, la testarda fedeltà a se stessa, la capacità di cogliere un dettaglio minuto della vita quotidiana e trasformarlo in emblema. Le aporie del movimento femminista, le molte contraddizioni delle Pantere nere, le incongruenze della protesta studentesca e insieme i corsi e ricorsi di una vicenda personale che segue ogni curva, ogni sbalzo di quegli anni survoltati: lo sguardo di Joan Didion si sposta dal pubblico al privato, non rifugge dalle polemiche, affronta senza remore ogni verità, anche la più sgradevole, l’impossibilità di ricondurre la vita – e l’arte – a un significato incrollabile”.
Per saperne di più: Joan Didion
Parentesi interessantissima è poi quella legata alla scrittrice Alice Wlaker.
4. Alice Walker
Grazie al lavoro di Alice Malsenior Tallulah-Kate Walker, scrittrice, attivista e poetessa statunitense è possibile esplorare uno spaccato americano tutt’altro che esplorato dagli scrittori contemporanei.
Conosciuta per il suo “Il colore viola” , Alice Walker è interessata in particolare all’ attivismo femminista per i diritti delle donne afroamericane e delle lesbiche. Per tale ragione ella ha scritto saggi ed opere di narrativa su tematiche di genere e sul razzismo.
I consigliati dalle Fenici: “Il colore viola”
Il romanzo, con una nuova edizione del 2019 edita Sur, tratta la storia di “di due sorelle, Celie e Nettie, in fuga da un padre violento e da un passato di abusi. Mentre Celie, privata dei suoi figli, si ricostruisce a fatica una vita con un matrimonio combinato e una nuova famiglia caotica e bizzarra, di Nettie si perdono le tracce. Ma l’incontro con Shug Avery, la misteriosa cantante di blues di cui suo marito è innamorato da sempre, permetterà a Celie di fare una scoperta, e i legami di sangue torneranno a riannodarsi attraverso gli anni e i continenti. Al suo primo apparire, nel 1982, Il colore viola conquistò il pubblico e la critica americani per il candore con cui affrontava temi universali come il razzismo, la violenza di genere, la sessualità femminile, vincendo l’anno successivo il Premio Pulitzer e il National Book Award e ispirando uno dei film più amati di Steven Spielberg“.
Ultima, ma non certo per importanza, della nostra personale cinquina di scrittrici americane contemporanee da recuperare è Anne Tayler.
5. Anne Tayler
Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una scrittrice americana immensa, vincitrice del Premio Pulizer.
Breve biografia dell’autrice
Nata a Minneapolis, Tyler è cresciuta a Raleigh in Carolina del Nord e si è laureata in letteratura russa presso la Duke University all’età di diciannove anni, perfezionando poi i propri studi di Slavistica alla Columbia University di New York.
Inizia a lavorare come bibliotecaria e bibliografa dapprima trasferendosi nel Maryland. Successivamente, nel 1963 sposa lo psichiatra e scrittore iraniano Taghi Mohammad Modarressi, con cui ha avuto due figlie, Tezh e Mitra. Alla morte del marito, nel 1997, Anne Tyler si trasferisce a Baltimora, città in cui sono ambientati la maggior parte dei suoi racconti, che in vari casi hanno come soggetto una famiglia, le cui vicende vengono analizzate accompagnandola nel corso degli anni.
Nel 1989, il suo undicesimo romanzo Lezioni di respiro è stato premiato con il Premio Pulitzer.
Ma già nel 1985 un altro suo romanzo, Turista per caso, le valse il premio del National Book Critics Circle Award (ne è stato tratto un film interpretato da William Hurt e Geena Davis)
Il suo nono romanzo è quello che lei considera il migliore della sua produzione letteraria (e chi siamo noi per dissentire direte voi!), Ristorante nostalgia.
Fan fact sull’autrice (cosa che la rende ulteriormente a noi gradita): pur essendo tra i romanzieri contemporanei di maggior successo, è nota per non concedere mai interviste realizzate con colloqui personali e per partecipare assai di rado ad attività promozionali per i propri libri o ad apparizioni pubbliche di altro tipo. Si è resa tuttavia disponibile a rilasciare interviste tramite e-mail. Vi ricorda qualcuno?
I preferiti dalle Fenici: “Lezioni di respiro”, “Ristorante nostalgia”
Ancora una volta proponiamo il recupero di un grande romanzo familiare americano “Ristorante nostalgia”.
In questo romanzo si raccontano le vicissitudini della “famiglia di Perla Tull in cui alberga il seme di una crisi profonda, destinata a durare negli anni. E a nulla servono i dolorosi tentativi di Ezra, il secondogenito, di riunire tutti nel suo Ristorante Nostalgia, in una cena che si ripete ogni anno come un rito paradossale e simbolico. Sullo sfondo di un’America che cambia (con le sue luci, i suoi scorci, i suoi costumi), Anne Tyler racconta la storia paradigmatica di una famiglia disgregata, dove il dramma è quello eterno della fuga del tempo, del suo svanire lasciando una scia polverosa di vecchie foto d’album”.
Altro romanzo amatissimo è “Lezioni di respiro”.
Nel romanzo si esplora la dinamica di coppia tra marito e moglie e…
La trama è quanto segue!
“Ira e Maggie Moran sono un marito e una moglie perfettamente medi, perfettamente a loro agio nella realtà di una media città americana come Baltimora: disilluso e poco comunicativo lui – invece delle parole preferisce usare i titoli delle canzoni degli anni Cinquanta e Sessanta -, generosa e impulsiva lei. Ma questa è una giornata diversa dalle altre. Serena, la migliore amica di giovinezza di Maggie, ha perso il marito e la coppia si mette in macchina per raggiungere il luogo del funerale: un viaggio di centocinquanta chilometri, in fondo non così lungo, che ben presto però assume un altro significato. Mascherata sotto le vesti di una sobria narrazione tutta affidata al dialogo e al monologo interiore, Anne Tyler accompagna i suoi personaggi dal presente al passato in un inesauribile gioco della memoria: i flash-back delle nozze, l’incontro con i vecchi amici alla cerimonia funebre, il frettoloso matrimonio del loro figlio Jesse con la diciassettenne Fiona, le “lezioni di respiro” a cui Maggie accompagnava la giovanissima nuora in attesa del suo nipotino”
Non vi resta che tuffarvi in uno di questi romanzi, esplorare le “nuove voci” della letteratura contemporanea americana e fare scopracciata di America e ottima letteratura!