Artisti africani contemporanei da conoscere! Eccone alcuni tra i più interessanti degli ultimi quindici anni che hanno portato alla ribalta l’arte e la cultura africana contemporanea. Scopriamoli insieme.
Artisti africani contemporanei che negli ultimi quindici anni hanno portato alla ribalta la cultura e l’arte del proprio Paese nel mercato dell’arte andando a popolare le Gallerie Espositive ed i Musei di tutto il mondo. Scopriamone alcuni da seguire!
Njideka Akunyili Crosby
Nata in Nigeria nel 1983, si trasferisce molto presto a Los Angeles. Le opere di Njideka Akunyili Crosby spaziano dalla pittura alla fotografia e sono un chiaro riferimento alle due culture dell’artista: quella africana e quella statunitense. I soggetti delle sue opere sono prettamente inserite in scene di vita che pongono l’attenzione su questioni sociali e politiche.
Contaminazioni tra culture che determinano il dibattito contemporaneo e che l’artista pone continuamente in primo piano. Ma come è stata “scoperta” questa interessante artista e perchè il suo è uno “strano caso” nel mondo del mercato artistico contemporaneo?.
A rispondere a tali quesiti ci pensa Nicola Maggi sul blog Colazione da Tiffany (nato nel 2012 online per parlare di collezionismo artistico e casi interessanti nel settore).
Tra gli interessanti contenuti vi è appunto un contributo risalente al 2017 del giornalista Nicola Maggi, il quale apertamente investiga e amplia il discorso attorno alla produzione artistica di Njideka Akunyili Crosby e i “record” di vendita delle sue opere sul mercato.
Qual è dunque il dato interessante?
La Victoria Miro Gallery, rappresentante dell’artista, intraprende una strategia ben precisa per evitare la speculazione che potrebbe nascere visto l’enorme interesse che l’arte africana dell’ultimo 20ennio ha suscitato tra i collezionisti di tutto il mondo.
La scelta è quella di non vendere le opere dell’artista se non a musei ed enti pubblici e ad un prezzo di mercato sostenibile appunto a tali istituzioni. Questa strategia viene “mantenuta presumibilmente fino al 2018”.
Tale strategia, cautamente attuata dalla Galleria per evitare che la produzione artistica (5/6 opere all’anno prodotte dall’artista) venga unicamente associata ad una compravendita e ad un mero “giro di soldi”, porta però ad un’incremento velocissimo del valore delle opere battute dalle più grandi case d’asta del mondo (diventa allettante per un collezionista accaparrarsi le opere dell’artista nigeriana proprio per la complessità della riuscita).
Sono tre i record ottenuti dall’artista che ben fanno comprendere l’interesse, oramai consolidato nel 2023, del mercato artistico contemporaneo nei confronti, in particolare, dell’arte nigeriana.
Essi sono stati rispettivamente: – Il 29 settembre 2016, quando Untitled (2011) viene battuto da Sotheby’s New York, durante la Contemporary Curated, per circa 100.000$;
– a novembre dello stesso anno è stata, poi, la volta dell’opera Drown, ad alzare ulteriormente il valore di mercato dell’artista, con un prezzo di aggiudicazione pari a 1.1 milioni di dollari;
-infine, si arriva all’evening sale di Christie’s del 2017, dove l’opera più celebre dell’artista, The Beatiful Ones è stata battuta per oltre 3 milioni di dollari.
Incremento dunque impressionante e senza precedenti, che segna un record importante e che catapulta l’artista, che lo voglia o meno, all’apice della sua carriera ma soprattutto nell’olimpo degli artisti africani contemporanei più influenti.
Altro caso particolare è quello dell’artista Tracey Rose.
Tracey Rose
Descritta come una provocatrice, l’artista si muove certamente per scioccare, informare e scuotere le percezioni, ponendosi spesso al centro della sua arte.
Un’artista il cui lavoro è stratificato e complicato cerca di commentare e documentare la femminilità, il genere, la razza e la sessualizzazione infantile.
Ciò che si infiltra nel suo lavoro è una combinazione di un insaziabile interesse per l’informazione accoppiato con le sue esperienze personali.
“Quando crei un’opera d’arte, stai contribuendo a un’intera storia del fare arte”
Perché risulta essere un’altra importantissima “anomalia” nel mondo artistico contemporaneo?
Quando un artista viene accolto negli interni monumentali di una struttura come lo Zeitz Museum of Contemporary Art Africa per una retrospettiva del proprio lavoro, suggerisce i livelli di riconoscimento di cui gode. Questo è quanto accade all’artista, la cui consacrazione avverrà proprio nella galleria, ricavata da vecchi silos di cantieri navali a Città del Capo, in Sudafrica, aperta nel 2017 e punto di riferimento dell’arte contemporanea africana e degli artisti che ne fanno le “veci” con le loro produzioni artistiche.
Tracey Rose, come sopradetto, è un’artista multimediale sudafricana la cui pratica comprende performance, installazioni cinematografiche, realizzazioni di video, opere di scultura, fotografia, stampa e pittura. Un tipo di versatilità e padronanza di tecnica e conoscenza di materiali fuori dal comune (la maggior parte degli artisti si distingue per padroneggiare al massimo uno o due media).
La retrospettiva di metà carriera occupava tutti e tre i piani espositivi dell’imponente edificio di sei piani dello Zeitz Museum of Contemporary Art Africa.
Importantissima mostra per l’artista ma anche perché nessuna mostra così ampia del lavoro di Rose era mai stata allestita prima. Dunque interessante dal punto di vista amatoriale (per i fruitori appassionati d’arte) e per gli studiosi d’arte.
Il titolo della retrospettiva Shooting Down Babylon, ha un chiaro intento politico relativo ai “postumi” dell’apartheid. L’intento dell’artista è quello di sfatare i bastioni della supremazia bianca, l’oppressione razziale e altre strutture di disuguaglianza globale. Il riferimento a Babilonia, celebre città biblica, rende dunque inequivocabile il senso e l’obiettivo della mostra: contrastare le molte forme di mali sociopolitici del mondo.
L’errore che potrebbe essere fatto però è considerare l’artista esclusivamente politico e/o concentrata esclusivamente contro l’apartheid. La sua “ribellione” invece si riversa in realtà nelle solite e storiche dinamiche patriarcali di dominio; critica molteplici vizi nella società nel suo insieme, interrogando, ricercando, denunciando con un notevole “rigurgito” di indignazione e bile tali dinamiche.
L’artista rientra così, naturalmente, in una nuova generazione di artisti “ribelli”.
Nei lavori dell’artista c’è poi sicuramente spazio per il divertimento oltre che per l’indignazione e i messaggi forti. Ad esempio, una delle sue esibizioni, San Pedro V The Wall, si svolge presso il muro tra Palestina e Israele.
L’artista, in questa performance, appare con una vernice per il corpo rosata e mutandine maculate, con in mano una chitarra elettrica. Sfilando su e giù per il muro, suona accordi di chitarra senza riguardo per la melodia, persa in un mondo interamente di sua creazione. È un sorprendente pezzo di “sfida” nella quale compie atti come: urinare contro il muro, scoprendo il sedere e mostrando il ultimo dito medio verso un mondo costruito attraverso l’ingiustizia, la violenza e la disuguaglianza.
Shooting Down Babylon rivela molto su una importante artista sudafricana contemporanea.
Tracey Rose condivide in maniera generosa la sua continua irrequietezza creativa, segnata da molteplici esplorazioni multimediali, una mancanza di pazienza e frustrazioni con un mondo andato storto e segnato da mali sociali e oppressione.
Una parte del suo lavoro cerca di riflettere e incapsulare queste dinamiche oppressive, un’altra parte celebra invece una ricerca di stravagante bellezza e semplicità. Ed ancora un altro aspetto della sua produzione artistica elogia la fantasia dell’innocenza e la mancanza di ornamenti complicati.
Infine, Tracey Rose proclama sfacciatamente la necessità della libertà e dell’evoluzione individuale.
Dunque quello all’interno della produzione artistica di questa straordinaria voce artistica africana contemporanea è davvero un viaggio attraverso diversi stati ed emozioni; rabbia e riposo, volgarità e sublimità, complessità e semplicità. E nonostante tutto, ella urla il suo evidente diritto di essere inesorabilmente umana.
Altro artista complesso ma molto più conosciuto rispetto alle sue colleghe è sicuramente Ibrahim El-Salahi.
Ibrahim El-Salahi
Conosciutissimo nell’ambiente, punto di riferimento di moltissimi suoi colleghi e critici d’arte, la sua produzione artistica ha fatto il giro del mondo e moltissimi sono i collezionisti interessati all’acquisizione delle sue opere.
Per gli appassionati a digiuno, basti sapere che “Ibrahim El-Salahi è un artista sudanese nato nel 1930 a Omdurman. Attualmente vive e lavora a Oxford, in Inghilterra. Combina pittura e disegno spesso usando motivi dell’arte africana, araba e islamica, nonché riferimenti occidentali. Considerato il padrino del modernismo africano, è tra l’altro fondatore di un movimento ora noto come la Scuola di Khartoum di cui El-Salahi”.
El-Salahi ha anche trascorso un certo numero di anni lavorando per i governi succeduti nel Paese. Ha iniziato istituendo il primo Dipartimento della Cultura dell’Ambasciata sudanese e poi ha continuato a lavorare per il Ministero dell’Informazione in Qatar. Tra questi ruoli ed esperienze da segnalare è sicuramente il periodo che l’artista ha trascorso ingiustamente in Sudan senza processo. Ci rimane sei mesi in carcere e tale esperienza di prigionia influenzerà gran parte del suo lavoro successivo.
Altro artista strabiliante nel panorama dell’arte africana contemporanea è sicuramente El Anatsui.
El Anatsui
El Anatsui è un artista ghanese, famoso per le opere d’arte nate da materiali riciclati. Ha operato per gran parte della sua carriera in Nigeria ed è stato tra i pochi suoi colleghi contemporanei a ricevere il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 2015.
L’artista è stato “chiamato” a realizzare la prossima installazione per la Turbine Hall della Tate Modern di Londra (tra le commissioni d’arte contemporanea più prestigiose al mondo). Questo rappresenta per gli artisti contemporanei uno dei riconoscimenti più significativi nel panorama dell’arte segnando l’apice di una carriera artistica.
Il progetto sarà presentato il 10 ottobre di questo anno e sarà visitabile fino al 14 aprile 2024.
Anatsui è diventato l’artista iconico dei “tappi di bottiglia” mentre esso all’interno della sua produzione artistica usa un’ampia gamma di materiali di scarto, tra cui barattoli, legni, traversine ferroviarie, chiodi di ferro, lastre da stampa ecc.
Non va, all’interno del discorso artistico africano contemporaneo non citare Abdoulaye Konaté.
Abdoulaye Konaté
Nato nel 1953 a Diré, in Mali, Abdolulaye Konaté è tra i maggiori artisti della scena dell’arte contemporanea africana.
Dalla produzione di questi artisti contemporanei africani emerge dunque un dato oggettivo molto interessante e cioè che l’arte contemporanea africana si sia presa una enorme “rivincita” dopo anni di “cecità” di collezionisti, galleristi e tutti coloro che concorrono a rappresentare il mercato artistico del XXIesimo secolo.
Fonti di approfondimento: – l’artista ghanese El Anatsui per la Turbine Hall della Tate Modern di Londra