di Mariachiara Leone
Fenomeno pop firmato Giappone. Alice in Borderland: tra manga, anime e serie tv. La strategia vincente della piattaforma streaming Netflix!
“Guai a chi perde”
Colpo grosso per la piattaforma streaming che con Alice in Borderland (今際の国のアリス) cementifica il “proprio peso” anche nel mercato della serialità giapponese.
Non è un caso ne una rivelazione che Netflix già da qualche anno sia attentissima a captare il “prodotto pop” del momento sul mercato asiatico.
Non si è lasciata, infatti, scappare quello che è il nuovo fenomeno dilagante di Imawa no kuni Alice (divenuto anche anime) “Alice in Borderland” di Haro Asô
Il manga
Rispetto alla serie tv proposta da Netflix l’escamotage con il quale il personaggio principale della storia è catapultato a Borderland è diverso.
Dal punto di vista del manga, composto da 18 volumi editi in Italia dalla Flashbook edizioni, la trama segue in maniera lineare il genere in cui si inserisce ossia uno shōnen psicologico in cui a farla da pardone è il “survival”.
Tre inseparabili amici Ryuhei, Karube e Chota stanno trascorrendo una serata a bere guardando i fuochi d’artificio, quando si accorgono che uno di questi fuochi è un po’ troppo grande…e un po’ troppo vicino..
Il gruppo viene catapultato in quello che apparentemente sembra il mondo reale ma che si rivela essere un enorme game che ha come obiettivo quello di sopravvivere.
Da questo punto in poi la trama della serie tv segue a ruota non solo i vari game ma anche i vari misteri che si celano all’interno del mondo del manga Alice in Borderland.
Ovviamente l’obiettivo da parte dei personaggi principali e di tutti coloro che concorreranno a popolare “Borderland” è quello di “tornare a casa” sia nella serie tv che nel manga.
Attualmente il manga è composto da due “stagioni”:
-La prima su cui si basa la serie tv targata Netflix
-La seconda “Imawa no Kuni no Alice Retry” composta da 13 volumi (completa in Giappone ed edita solo a partire dal 2020 in Italia).
Oltre alla fortunata serie Netflix, dal manga di Haro Asô ne è stato realizzato anche l’anime.
L’anime
L’anime, composto da tre puntate, non si discosta dal manga ed è un prodotto pop d’intrattenimento validissimo tanto quanto la serie tv proposta da Netflix ed il manga.
Da questo punto di vista l’anime non “fa grandi rivelazioni” su come potrebbe continuare la serie tv Neflix che ha già da tempo confermato una seconda stagione.
Quello che svela moltissimo degli eventi che lo spettatore ha visto oppure si appresta a guardare grazie alla piattaforma streaming è il manga.
Per chi si è infatti avvicinato a questa storia grazie alla serie tv giapponese recuperare il manga è sicuramente il modo più semplice e diretto per supportare: non solo lo scrittore (che solo oggi sta riscontrando la “fama ” che merita) ma soprattutto per capire tutti quei misteri che restano parzialmente celati alla fine della prima stagione della serie tv.
Senza cadere in spoiler la cosa che infatti seguendo l’anime si percepisce è che la serie tv abbia in realtà ampliato il “discorso” iniziato dalla trasposizione animata del manga principale.
Per chi non conoscesse nulla di tutto quello che ruota intorno al nuovo “boom” pop giapponese un passo indietro è doveroso.
Di cosa parla la serie tv che ha spopolato tanto quanto La regina degli scacchi?
In Giappone si è deciso di scommettere su questa storia e finalmente il mangaka ha visto riconosciuto il suo lavoro iniziato nel 2010 con la serie tv targata Netflix.
La serie tv
Un patito di videogiochi stanco della realtà che lo circonda, insoddisfatto e preoccupato per “il suo futuro” si trova catapultato con i suoi due migliori amici in una realtà parallela.
Nel nome della serie tv c’è già tutto quello che occorre allo spettatore per capire che al pari della Alice di Carroll (che ha paura di diventare adulta e scappa in un mondo “strampalato”), anche Ryōhei Arisu viene “esaudito” nel suo sogno di scappare altrove.
Il mondo in cui si ritrova Arisu è “borderline” sotto ogni punto di vista.
Dal gioco di sopravvivenza che caratterizza quello che alla prima impressione potrebbe apparire il mondo reale allo stato psicologico in cui versano i vari personaggi che i tre amici ed in particolare il personaggio principale incontrerà.
Ci sono infatti vari livelli di lettura che vanno a sovrapporsi l’uno all’altro rendendo la storia non solo adrenalinica ma anche impossibile da non “bingiare”.
Perché ha avuto tanto successo in giro per il mondo?
Quello che porta la serie ad essere vincente è che nulla e nessuno è al sicuro, che ognuno può morire durante il gioco e che morire nel gioco porterà la morte, forse, anche nella vita reale.
Chi ha letto il manga sa già moltissime cose che la serie netflix per ovvie ragioni lascia celate allo spettatore. Prima tra tutte la modalità per cui i tre ragazzi si ritrovano in un mondo alterato al pari di un videogame nella quale o vinci o muori.
Bellissimi sono tutti i rimandi alla storia letteraria di Carroll. Ci sono personaggi chiaramente ispirati al bianconiglio, stregatto, regina di cuori (elemento fondamentale della trama orizzontale sono il ruolo delle carte francesi utilizzate) ma anche “i gemelli” (nella serie elaborato alla perfezione con il personaggio di Hikari).
Cosa aspettarsi dalla seconda stagione?
La seconda stagione della serie tv potrebbe continuare sulla scia dei 18 volumi del manga andando a concludere l’arco narrativo del giovane Arisu oppure potrebbe riservare sorprese.
Avendo infatti una storia consolidata come quella del manga chissà se si oserà di più con un prodotto che potrebbe essere molto “attuale”.
Da che punto la si guardi una cosa è certa: questa è una ulteriore prova a dimostrazione che quando Netflix ha alle spalle una storia già formata (soprattutto se rimesta nella letteratura di qualsiasi ambito, genere e nazionalità). la piattaforma è capace di “sfornare” gioielli che lanciano un vero e proprio trend.
Che sia la volta del gioco delle carte francesi a diventare di nuovo in “voga” quanto quello degli scacchi tra i giovani?
Chissà! Fatto sta che sicuramente dopo la serie tv si è registrato un aumento sostanziale delle vendite del manga, avvicinando a questo genere anche lettori completamente all’oscuro.
Insomma ancora una volta essere Nerd nel XXIesimo secolo è tutta un’altra storia rispetto agli anni ’80/’90.