Cigni selvatici: una saga familiare cinese. L’autrice si racconta e racconta la Cina attraverso gli occhi delle donne della sua famiglia.
Edito Tea, in Italia, Cigni selvatici. Tre figlie della Cina è un romanzo familiare autobiografico della scrittrice Jung Chang.
L’autrice racconta, attraverso la narrazione familiare di tre generazioni a confronto- la sua quella di sua madre ed infine di sua nonna- la storia della Cina.
Un fiume di parole che compongono settecento e poco più pagine di una storia appassionante quanto travagliata.
Un romanzo che funge da specchio per le sorti delle protagoniste che riflettono un secolo di storia cinese, un tempo di rivoluzioni, di tragedie e di speranze: dall’epoca dei “signori della guerra” all’occupazione giapponese e poi russa, dalla guerra civile tra i comunisti e il Kuomintang alla lunga Marcia di Mao e alla Rivoluzione Culturale. Allevata come una “Guardia rossa”, Jung Chang raccoglierà infine l’eredità di dolore e di speranza di sua nonna e di sua madre, opponendosi al regime, che le deporterà i genitori in un campo di rieducazione e la esilierà ai piedi dell’Himalaya, fino all’insperata occasione di espatrio, nel 1978, verso l’Inghilterra.
Una scrittura diretta, semplice, scarna di abbellimenti tanto quanto la cruda realtà che viene dipanata davanti agli occhi del lettore attento, frastornato, sanguinante.
Dolore, morte, dramma che vengono raddoppiati dalla condizione già difficile e precaria delle donne cinesi nella storia; ma anche speranza, liberazione e conquista, di queste ultime, attraverso la rivendicazione della scrittrice stessa.
Una storia nella Storia con la S maiuscola, quella di Jung Chang, che, insieme a mille altre storie, rende giustizia a chi una voce per raccontare la propria storia familiare non l’ha avuta.
“…il 18 agosto si tenne sulla piazza Tianmen, al centro di Pechino, una manifestazione di proporzioni gigantesche, alla quale partecipò oltre un milione di giovani. Per la prima volta Lin Biao apparve in pubblico come vice di Mao e suo portavoce: tenne un discorso invitando le Guardie Rosse a uscire dalle scuole e a «distruggere i quattro vecchi», che erano poi «le vecchie idee, la vecchia cultura, le vecchie tradizioni e le vecchie abitudini».
Seguendo quell’oscuro invito, in tutta la Cina le Guardie Rosse scesero in strada, dando sfogo al vandalismo, all’ignoranza e al fanatismo. Saccheggiarono le case, fracassarono oggetti di antiquariato, strapparono dipinti e saggi di calligrafia. Furono accesi dei falò per bruciare i libri e nel giro di pochissimo tempo quasi tutti i tesori delle collezioni private furono distrutti. Molti scrittori e artisti si suicidarono dopo essere stati percossi, umiliati e costretti ad assistere al rogo delle proprie opere.”