di Maria Castaldo
Cinema horror: gli inizi di un genere cinematografico. Tra i capolavori del genere: Il gabinetto del dottor Caligari .
La più antica e potente emozione umana è la paura e la paura più antica e potente è la paura dell’ignoto
– Howard Phillips Lovecraft
Il cinema horror affonda le sue radici nel periodo iniziale dello sviluppo del cinema, ai tempi del muto e del bianco e nero.
Infatti, il primo film horror viene considerato Le manoir du diable di George Melies del 1896, della durata di 3 minuti, in cui è mostrato un incontro tra il diavolo e alcuni fantasmi.
In realtà, il film nasceva come pantomima e aveva lo scopo di fare ridere il pubblico, più che spaventarlo. Il film è considerato anche il primo a rappresentare la figura del vampiro nel cinema.
Nei primi anni del XX secolo ci saranno alcune opere fondamentali del genere, come Nosferatu il vampiro (1922) di Murnau, Frankenstein di James Whale o Dracula di Tod Browning (1931). Tra i più noti film dell’epoca, sicuramente, non può mancare Il gabinetto del Dottor Caligari, caposaldo del cinema muto ma anche dell’espressionismo tedesco.
Con espressionismo tedesco intendiamo quel movimento cinematografico, sviluppatosi in Germania nel 1919 fino al 1933, che è stato un punto di snodo fondamentale per la storia del cinema e che ha influenzato il genere horror e registi come Fritz Lang, Alfred Hitchcock e Jacques Tourneur.
Con l’espressionismo tedesco, il cinema ottiene quella dignità artistica che alle origini gli era negata e che per molto tempo ancora, farà fatica a ottenere.
La corrente è la trasposizione cinematografica dell’omonimo movimento pittorico europeo sviluppatosi a partire dal 1907.
La pittura espressionista influenzerà soprattutto le scenografie che assumeranno aspetto contorto e poco aderente alle linee prospettiche e alla realtà.
Le superfici, non più uniformi, saranno il perfetto palcoscenico per i giochi di luci e ombre che diverranno una delle caratteristiche principali del movimento, insieme a un nuovo uso della camera, con l’aggiunta di carrellate, panoramiche e particolari angolazioni di ripresa per deformare la realtà e mostrarne una visione distorta e filtrata dallo sguardo del regista.
Lo scopo del movimento: il cinema horror irrompe nella realtà facendone emergere le ipocrisie
Scopo del movimento era quello, infatti, non di rappresentare la realtà per come appariva, ma mostrarne le ombre e le ipocrisie, portando alla luce i demoni interiori e rendere così il film metafora degli eventi del tempo e lo mostra attraverso immagini allucinate, distorte, spiazzanti.
Questo tipo di cinema recupera i trucchi speciali del vecchio cinema delle attrazioni, in modo da ricreare mondi irreali, distorti, allucinatori.
I temi oggetto delle pellicole riguardavano la sfera del misterioso e soprannaturale. E così il cinema si popola di mostri orrendi, diavoli, fantasmi, morti viventi, tutti a raffigurare l’orrore interiore di una società che si avviava verso la Seconda Guerra Mondiale.
E proprio per questo, alcuni studiosi hanno ipotizzato che già nei primi film espressionisti, sotto la veste dei mostri si celasse, in realtà, una critica alle prime forme di nazismo che in quegli anni si andava rafforzando in Germania.
Tutti questi mostri riflettevano le ansie del tempo e scatenavano la superstizione degli spettatori.
Dal punto di vista della tecnica si trattava di film su cui aveva avuto grande influenza il teatro – lo si nota anche dalle scenografie, dal trucco – e i movimenti di camera si limitavano a lunghe inquadrature statiche, che si alternavano con dei primi piani sui volti dei mostri o dei vari personaggi.
Anche la musica serviva a scatenare la paura nel pubblico e così tutto il film era percorso da motivetti sinistri, ambigui, necessari soprattutto nel periodo del cinema muto.
Il gabinetto del dottor Caligari
Diretto da Robert Wiene, il film è considerato il manifesto del cinema espressionista.
Il protagonista di “Il gabinetto del dottor Caligari” Franz racconta a un anziano amico un’esperienza vissuta nella sua città natale, Hostenwall.
Durante una fiera in cui venivano esibite le ultime meraviglie e stranezze del mondo, arriva in città il Dr. Caligari, un ambiguo individuo che porta con sé un uomo, il sonnambulo Cesare, che avrebbe la facoltà di predire il futuro.
La sua venuta coincide con l’inizio di una serie di misteriose morti in città, a cui nessuno riesce a dare una spiegazione.
Quando Cesare si invaghisce di Jane, l’amata di Franz, e la rapisce, lo scontro finale tra il mostro e l’uomo sembra inevitabile.
Il finale del film ci mostra invece che tutto il racconto di Franz non è che un’invenzione: l’uomo è rinchiuso in un manicomio, al cui interno troviamo tutti i personaggi del film e il Dr. Caligari altri non è che il direttore dell’istituto.
Già dai titoli di apertura è evidente l’intento di omaggiare la pittura espressionista, così come le prime battute tra i personaggi rivelano che la tematica del soprannaturale.
L’illuminazione è fondamentale nella pellicola, perché è grazie ai chiaroscuri e alle ombre che l’azione trova espressione nel film, tanto che alcune delle scene più cruente sono mostrate solo tramite le ombre proiettate sulle pareti.
Anche la scenografia, curata dai pittori Hermann Warm, Walter Reimann e Walter Röhrig, indica chiaramente l’influenza della pittura del periodo, poiché ha un carattere fortemente antirealistico e presenta uno stile spigoloso, con edifici in cui la prospettiva è totalmente assente e le cui linee sono distorte e sghembe.
A ciò si aggiunge l’uso di un make-up molto drammatico, esagerato dai chiaroscuri, che aveva lo scopo di mostrare l’aggressività di molti personaggi e la loro natura diabolica (vedi Cesare e il Dr. Caligari).
Nel film il rapimento di Jane costituisce una situazione fortemente archetipica, nella quale il mostro si innamora della fanciulla (vergine) e la rapisce: un contrasto tra i due mostrato anche dall’uso degli abiti (bianco per Jane e nero per Cesare), dalle linee nette sul volto di Cesare e quelle più dolci e rotonde sul volto della donna.
Questo topos narrativo sarà poi riutilizzato numerose volte, da Nosferatu a Dracula fino a King Kong, passando per i riadattamenti disneyani della Bella e la Bestia.
Lo stesso si può dire del rapporto uomo-mostro, che richiama il legame tra Frankenstein e il suo creatore e, in maniera più profonda, anche la dicotomia interiore dell’essere umano stesso, diviso tra la sua natura bestiale e i comportamenti considerati civili e che regolano la sua vita.
A 100 anni dalla sua uscita, Il gabinetto del Dottor Caligari mantiene intatta la sua innovazione e costituisce un caposaldo per l’esperienza orrorifica al cinema, tanto da aver influenzato le più disparate produzioni, dagli zombie di George Romero al The Nightmare Before Christmas di Tim Burton.