di Nunzia La Montagna
Un romanzo che aiuta ancora oggi a ricordare il bambino/a che si è stati, per essere gli adulti di cui si ha un disperato bisogno.
Il Piccolo Principe è un libro scritto da Antoine de Saint-Exupéry e pubblicato il 6 aprile 1943.
Questa è un’opera che tutti: adulti, bambini e anziani, dovrebbero leggere almeno una volta nella vita perché non si tratta del semplice libricino per bambini che racconta di un “piccolo principe”; le sue poche pagine contengono un insegnamento valido per ogni essere umano ma, soprattutto, valido in eterno.
Il libro si apre con una dedica che nasconde già la sua immensità.
Questa si conclude con:
“A Leone Werth, quando era un bambino” perché, come scrive poco prima l’autore, “tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano.)”.
La trama è molto semplice: il Piccolo Principe, proveniente dall’asteroide B-612, aveva bisogno di una pecora per farle brucare gli arbusti di baobab che erano cresciuti sul suo pianeta e stavano “minacciando” di soffocarlo.
Così inizia a viaggiare nello spazio e conosce molti personaggi che gli insegnano cose nuove, finché giunge sulla Terra e si ritrova in questo posto immenso.
Qui avrà molti incontri interessanti e alla fine riuscirà a ritornare sul suo pianeta e giungerà alla conclusione che gli adulti sono molto strani.
All’apparenza può sembrare un racconto banale, superficiale, ma un animo attento e predisposto saprà ritrovare in questo libricino un mare di insegnamenti che l’autore è in grado di trasmettere a chiunque grazie al suo linguaggio facile ma profondo.
Il messaggio più grande che Antoine de Saint-Exupéry aveva intenzione di trasmettere al suo pubblico di lettori è quello dell’amicizia.
L’autore incontrò Werth nel 1931 e divennero subito amici anche se non avevano molto in comune, poteva anzi essere descritto come il suo esatto opposto. Nonostante tutto, Werth viene definito come il “mentore letterario” di Saint-Exupéry.
E Alla fine della Seconda guerra mondiale, che Antoine de Saint-Exupéry non riuscì a vedere, Léon Werth disse: “La pace, senza Tonio (Saint-Exupéry), non è interamente pace”.
L’idea di questa profonda amicizia è ben riflessa all’interno dell’opera, in particolare quando il Piccolo Principe incontra una volpe.
Quest’ultima gli spiega che per giocare insieme il Piccolo Principe deve addomesticarla e, con la maestria di chi sa usare la semplicità nel trasmettere un grande messaggio, afferma:
“se tu mi addomestichi la mia vita, sarà come illuminata. Conoscerò il rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sottoterra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica”.
La potenza dell’amicizia in questo libro prende forma, viene descritta in modo elegante e sublime. Quel legame che è capace di collegare due persone in una maniera inspiegabile, eppure in queste poche righe sembra che l’autore lo abbia fatto capire immediatamente.
Ma Saint-Exupéry fa un ulteriore passo: spiega anche la differenza tra l’amicizia e l’amore.
Questo perché il Piccolo Principe, sul suo asteroide, si prende cura di una rosa che, a detta sua, ha un carattere molto difficile, ma quando inizia a viaggiare nello spazio comincia a sentirne la mancanza. Così, tornato sul suo pianeta dice alla rosa:
“Ti amo!” disse il Piccolo Principe. “Anche io ti voglio bene.” rispose la rosa “Ma non è la stessa cosa.” rispose lui, “Voler bene significa prendere possesso di qualcosa, di qualcuno. Significa cercare negli altri ciò che riempie le aspettative personali di affetto, di compagnia. Voler bene significa rendere nostro ciò che non ci appartiene, desiderare qualcosa per completarci, perché sentiamo che ci manca qualcosa Voler bene significa sperare, attaccarsi alle cose e alle persone a seconda delle nostre necessità. […] Amare significa desiderare il meglio dell’altro, anche quando le motivazioni sono diverse. Amare è permettere all’altro di essere felice, anche quando il suo cammino è diverso dal nostro È un sentimento disinteressato che nasce dalla volontà di donarsi, di offrirsi completamente dal profondo del cuore. Per questo, l’amore non sarà mai fonte di sofferenza”.