L’avanguardia del ‘900 che ha anticipato il 21esimo secolo raccontata da Breton, Dalì, Magritte, Mirò ed Ernst.
Era il 1917 ed al Theatre René-Maubel di Parigi andava in scena “Le mammelle di Tiresia” opera teatrale nata dal testo- dall’omonimo titolo-(scritto nel 1903) di Guillaume Apollinaire che lo definì “dramme surréaliste”.
Fu in quella occasione che nacque il termine “surrealismo”.
Ed è ad Apollinaire, scomparso nel 1918, che dobbiamo il termine “surrealismo” nonostante Breton ne rivendichi l’invenzione quando nel 1924 litigò pesantemente con il poeta francese Ivan Goll il quale fonda una rivista che chiama proprio ” Surréalisme”.
Anni pazzi e liti funeste a partire da chi avesse coniato cosa che durò praticamente fino alla morte di uno dei due. Ad ogni modo Breton redasse il “manifesto del surrealismo”. Era proprio il 1924.
Nel 1925 i surrealisti inaugurano la prima mostra collettiva e sempre nel ’25 viene costituito l’Ufficio di ricerche surréaliste con sede al numero 15 di rue Grenelle a Parigi.
Ed è ancora una volta “il prezzemolino tutto fare” Breton che, insieme ad un gruppo ben assortito di artisti e letterati, nel 1930 “dichiara guerra alla ragione”.
Il gruppo dei noti (quello degli anni Trenta) -composto da Berton, Ernst, Mirò, Magritte, Dalì- che, affiancato dal gruppo dei meno noti, uomini e donne -Carrington, Tanning, Fini, Varo, Cahun, Laurencin, Savinio, Tanguy e Delvaux, Brauner e Bellmer- hanno apportato un contributo enorme alla storia dell’arte mondiale.
Breton litiga praticamente con tutti.
Dopo Goll è la volta di Ernst che nel ’38 lascia il gruppo surrealista, proprio per un contrasto fortissimo con Breton, trasferendosi ad Avignone con la pittrice e compagna Leonora Carrington.
Ed è ancora nel 1940 che litiga di nuovo con niente popodimeno che Dalì accusandolo di essersi “venduto ai mercanti d’arte tradendo gli ideali rivoluzionari del movimento” e anagrammando il nome Salvador Dalì in “Avida Dollars”
C’è da dire che il Surrealismo fu fortemente impregnato di “politica”.
Alcuni dei maggiori esponenti del movimento, tra cui lo stesso Breton, aderirono al partito comunista.
Parrebbe che moltissimi degli scontri che ebbe con gli altri (tra cui i precedentemente detti) furono dovuti: alla pubblicazione di un secondo manifesto del Surrealismo del dicembre del ’29 e la successiva stampa nel ’35 di un pamphlet il cui titolo è ” Posizione politica del Surrealismo” (firmato a Città del Messico da Breton e Lev Trotzkj).
Comunque questi “scontri interni” affiancati dagli “sconti esterni” della Seconda Guerra mondiale lacerarono in maniera insanabile l’unità del gruppo surrealista, che si disperse nel mondo animando piccole fiammelle contemporanee.
Perché è qui, alla fine di questa storia o, per meglio dire alla fine del Surrealismo così come lo intendiamo, che il germe artistico di questa avanguardia non ha mai cessato di esistere.
Germogli sono nati dalle “macerie del surrealismo novecentesco”.
Ed in moltissime opere di artisti contemporanei (illustratori, pittori, scultori, letterati, pensatori, artigiani, streater, musicisti, content creator, pubblicisti, grafici etc) è possibile scovare l’eredità del Surrealismo.
Opere che molto spesso destano confusione, stordimento oppure apprezzamento dovuto a semplice gusto estetico.
Produzioni artistiche che modellano quella che è l’arte del 21esimo secolo e che è possibile comprendere un po’ di più grazie alla “riscoperta” di quella che a tutti gli effetti fu una delle avanguardie artistiche che precedette il “nostro presente”.
Si può concluderlo così il viaggio nel Surrealismo vecchio e nuovo con una riflessione ancora una volta sulla potenza dell’inconscio che questa volta non “batte” il razionale ma rafforza la “realtà attuale”.
Buon viaggio nell’ignoto!