La serie tv fiore all’occhiello della piattaforma streaming Netflix: Sense8. La rivoluzione LGBTQ+.
“Otto sconosciuti da diverse parti del mondo sviluppano improvvisamente una reciproca connessione telepatica. Appartenenti a diverse culture, religioni e orientamenti sessuali, scoprono quindi di essere dei sensate, persone con un avanzato livello di empatia che hanno sviluppato una profonda connessione psichica con un ristretto gruppo di loro simili. Mentre cercano di scoprire, disorientati, il significato delle loro percezioni extrasensoriali, iniziano a interagire a distanza tra di loro ed un uomo di nome Jonas si offre di aiutarli. Allo stesso tempo un’altra enigmatica figura, Whispers, sfrutta la loro stessa abilità per dar loro la caccia.”
Questa la trama a grandi linee di quello che per molti fruitori è uno dei più alti prodotti offerti dalla piattaforma streaming Netflix.
In un mondo bulimico ghiotto di “successo”, affermazione personale, che vomita di rimando veleno quanto invidia ed intolleranza, cerchiamo invece di condividere passione e amore per l’arte in tutte le sue forme.
E’ormai trascorso molto tempo dall’episodio finale di quello che a tutti gli effetti può considerarsi un vero e proprio manifesto socio-culturale. Un prodotto della cultura pop che dovrebbe essere conosciuto, condiviso e divulgato più di quanto non sia stato. Sense8.
Essa infatti, non è una mera serie TV d’intrattenimento ma un prodotto qualitativamente altissimo che, attraverso scene dal forte impatto visivo e dialoghi magistrali, vuole spingere lo spettatore alla riflessione su temi “scottanti” dell’attualità che troppo spesso provocano scontri verbali anche violenti tra i “padroni” del mondo e di conseguenza tra i cittadini che lo popolano.
Ma come nasce Sense8?…
Traendo spunto dall’impatto che la tecnologia ha sulla società moderna e di come questa sia in grado di unire e dividere allo stesso tempo, le sorelle Wachowski cominciarono a valutare l’idea di creare una loro serie televisiva già molti anni prima dell’inizio della produzione di Sense8 per Netflix ma, non avendo una diretta esperienza con “la scatola nera”, ben presto, capirono di aver bisogno di un professionista del settore che le guidasse nell’impresa. Decisero per ciò, di “affidarsi” a J.Micheal Straczynski per ideare una serie innovativa, con il dichiarato obiettivo di ripetere nel mondo della fiction televisiva quello che fu l’enorme impatto culturale conseguito con Matrix (gioiello della coppia) in campo cinematografico.
Ci sono riusciti? Decisamente si! Ma come?…
Per fare tutto ciò, i tre, dopo una discussione proficua, decisero di discostarsi dall’idea iniziale avuta dalle due sorelle anni prima a favore invece di una tematica molto più accattivante ed attuale e cioè l’evoluzione umana ed in particolare, sul discorso di come l’uomo sviluppi livelli di empatia sempre più ampi. Partendo da questo nuovo spunto creativo, “buttarono giù” una prima sceneggiatura su un gruppo di “individui” tutti diversi per origine, cultura, lingua ed interessi, uniti tra loro però, da un collegamento speciale.
Quello che nel 2013 i dirigenti Netflix si trovarono sul “tavolo” fu un plico di fogli contenenti i primi tre episodi il cui titolo, Sense8 (unione della parola sensate con il numero dei protagonisti della serie), richiama la speciale “caratteristica evolutiva” dei protagonisti. Inutile dire che i tre ottennero i finanziamenti necessari per poterla proporre al pubblico come serie originale della piattaforma streaming.
Il progetto inizialmente prevedeva cinque stagioni, ognuna formata da dieci/dodici puntate in cui si sarebbero dovute affrontare l’effetto della connessione sulla vita dei protagonisti, problemi di carattere politico, temi quali l’identità sessuale (caro a Lana Wachowski, transessuale che concepisce il personaggio trasgender di Nomi Marks ispirandosi alla propria esperienza e definendo alcune scene autobiografiche), la sessualità e la religione, cosa che non andrà come progettato però dagli ideatori della serie.
La storia di questa serie TV infatti, è affascinante quanto travagliata. Le problematiche sopra elencate vengono comunque affrontate durante il corso delle puntate ma le previste cinque stagioni vengono drasticamente ridotte a due. La piattaforma Netflix per un discorso relativo al riscontro da parte degli spettatori che non superava i problemi di costi e di logistica che il progetto richiedeva, è costretta a rivedere tutto, anzi, per essere precisi, nel 2016 ne annuncia la cancellazione, lasciando di fatto la serie senza un finale degno di nota.
Dunque finisce tutto così? Non proprio.
La decisione presa dalla piattaforma streaming, provoca una vera e propria “rivolta” da parte dei fan di tutto il mondo. Una petizione fatta girare sul web e controfirmata da chi voleva fortemente che questo progetto andasse avanti porta infatti, gli stessi dirigenti della piattaforma a riconsiderare la decisione ed infine ad annunciare che ci sarebbe stato un episodio “speciale” della durata di due ore (più o meno la durata di un film) che ne decretasse il finale. Dunque cast, registi, sceneggiatori, troupe e chi ne ha più ne metta, valigie alla mano, parte alla volta di questa grande ed ultima avventura insieme (lo speciale che include interviste e dietro le quinte, da vedere solo quando si è finita l’intera serie, dimostra tutte le difficoltà di carattere pratico,artistico ma anche fisico che si sono trovati a gestire attori e tecnici del settore). Il prodotto di tutto ciò è appunto il finale della serie che Netflix ha rilasciato a Giugno 2018: Amor vincit ominia.
“Questa è la vita: paura, rabbia, desiderio, amore. Non provare più emozioni, non volerle più provare, è provare… la morte. […] Io prendo tutto ciò che provo, tutto ciò che è importante per me e metto tutto questo nel mio pugno. E per questo combatto.” Sun
Uno dei personaggi più forti della serie è Sun. Una donna Sud Coreana alle prese con un padre menefreghista, un fratello dalla personalità disgustosa (che sarà motivo per cui si troverà a dover affrontare situazioni dolorose e pericolose) e le difficoltà di affermarsi come donna d’affari in una società coreana ancora fortemente maschilista. Una donna fiera, in carriera, intelligente e soprattutto indipendente. Non ha paura delle difficoltà ed è, a discapito del paese in cui si trova a vivere, emancipata sessualmente. Più di qualsiasi altra caratteristica però quella che salta subito all’occhio è senz’altro il suo talento nella pratica delle arti marziali. Le scene più belle che riguardano questo personaggio sono proprio i duelli corpo a corpo.
Oltre a Sun, tutti i personaggi presenti nella serie sono caratterizzati alla perfezione, anche quelli “secondari”. A testimonianza di quanto detto, come non amare per esempio il personaggio di Amanita compagna di Nomi, oppure i personaggi Daniela Velasquez e Hernando, compagni di Lito (che rappresenta la Spagna nella comitiva dei sensate) o ancora, il personaggio che spunta a salvare il fondo schiena a tutti nei momenti di pericolo, interpretato da Michael Sommers. Insomma tutto è curato nei minimi dettagli.
Molte sono state le critiche mosse alla serie con argomentazioni alquanto sterili tra cui la lentezza ed il ritmo narrativo degli episodi. Sense8 è un prodotto “televisivo” che per toni, temi, tecniche narrative e personaggi, può non piacere soprattutto a chi è abituato alle “classiche serie tv”. Può non piacere a chi non vuole saltare avanti/indietro nel tempo e da un personaggio ad un altro. Può non piacere per chi ha difficoltà ad “empatizzare” con personaggi così particolari e forti. Ed ancora potrebbe non piacere a chi non digerisce un certo tipo di tono della sceneggiatura, che “sfida” lo spettatore alla riflessione su un tema piuttosto che sul tipo di vita da condurre e così via.
Non è detto che la serie possa andare incontro ai gusti e ai valori di tutti. E’ proprio uno degli obiettivi dello show quello di destabilizzare chi guarda, di spostare fisicamente ed emotivamente lo spettatore verso un punto di vista diverso. Guardare e riflettere da prospettive nuove. Se è vero che per ogni lettore c’è il giusto libro, per ogni fruitore c’è la giusta serie tv da vedere.
Analizzando infine la caratterizzazione di ogni singolo continente e personaggio in cui ci troviamo e seguiamo in quanto spettatori, posso affermare con certezza che Sense8 è un lascito per le generazioni future di tutto il mondo. I ragazzi del futuro potranno recuperare questa serie e si spera, identificarsi in una coppia omosessuale che adotta/può aver figli in piena libertà tanto quanto un eterosessuale, in un uomo che decide di cambiare genere diventando una donna senza rinunciare alla possibilità d’amare e viceversa; in un mondo dove un’individuo con una diversa cultura,tradizione,modi di fare, di pensare, di agire abbia la possibilità di “sentire” l’altro “diverso” come un completamento di un’unico grande genere e non razza, l’uomo.
Come spero che sia l’amore, il mondo in un prossimo futuro? beh, sicuramente Sense8, per cui fate un favore a voi stessi e recuperate questa magnifica opera d’arte. Non ve ne pentirete.
Baci da una “diversa”.