“Forse per me l’infanzia non è mai finita, neppure ora che sono piuttosto avanti con gli anni. Non vorrei apparire presuntuoso ma per infanzia io intendo la possibilità di continuare a osservare il mondo con uno sguardo… magico”
(Mario Schifano)
La pop art, movimento artistico/culturale complesso, è conosciuto ai più grazie alle opere di grandi artisti statunitensi primo fra tutti Warhol. Ma in Italia? Cosa accadde in Italia e come il nostro paese ha “intercettato” questo nuovo modo di concepire l’arte e fare arte?
La fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta costituiscono un periodo molto fecondo e complesso per l’arte italiana, caratterizzata da un ricco panorama espositivo.
Sono sicuramente fondamentali gli ambienti culturali attorno a grandi città italiane: Roma, Milano e Firenze.
Roma è il centro che meglio pare interagire, con scambi teorici e rapporti, con il nuovo scenario artistico internazionale (nordeuropeo e statunitense) e svolge un ruolo decisivo nel determinare le poetiche artistiche degli anni Sessanta.
Il fenomeno storico-artistico più importante è costituito dalla prima definizione della “neoavanguardia” che tra i primi esponenti vantava grandi nomi dell’arte italiana quali: Mimmo Rotella e Mario Schifano. Nel 1960, espongono Franco Angeli (tele di icone sommerse a larvali) e Jannis Kounellis (lettere e numeri neri stampati sulla tela bianca). Altri sono poi i nomi del fervente ambiente culturale di Roma da nominare. Negli anni, nella capitale, si susseguono mostre e personali di artisti quali: Fabio Mauri, Tano Festa, Sergio Lombardo e Cesare Tacchi. Artisti che, in maniera diversa, sviluppano il linguaggio della neoavanguardia recependo le innovazioni del New Dada e della Pop Art, in particolare, del Gruppo Zero di Düsseldorf.
A sua volta, anche Milano si conferma come un centro della neoavanguardia con esposizioni di opere quali quelle di: Piero Manzoni ed Emilio Castellani.
A Firenze, nel 1963, nasce il Gruppo 1, anch’esso sulla scia del Gruppo Zero, come interprete della neoavanguardia e dell’interpretazione degli stimoli del New Dada e della Pop Art.
Il 1964 è poi, un anno fondamentale per l’arte Italiana. L’anno del confronto storico decisivo tra gli artisti italiani e gli esiti più innovativi dell’arte statunitense. A Roma l’anno prima, espone Mario Schifano, massimo esponente della pop art italiana, con opere di una varia iconografia urbana e mass-mediatica.
A tal proposito i critici si sono divisi formulando due correnti di pensiero ben distinte.
Per alcuni studiosi, infatti, il 1964 è il punto di svolta dell’arte italiana nel senso di una sua perdita di originalità e di una sua sostanziale subordinazione a quella americana. Per altri invece, quell’anno costituirebbe l’“anno zero” dell’arte contemporanea italiana, poi denominata delle politiche oggettual-concettuali dell’arte povera.
Insomma, che ne dicano i critici, l’Italia di quegli anni è sempre qualcosa di affascinante e complesso da analizzare e riscoprire. Non vi resta che immergervi nella pop art italiana e scoprire nuovi linguaggi, nuovi mondi, nuove forme, nuovi artisti. Vi aspettano e non vedono l’ora di conoscervi!
Fonti
“L’arte e la storia dell’arte” a cura di Rita Scrimieri
Tutte le foto sono state recuperate online su vari siti ufficiali
Materiale video: Youtube