di Mariachiara Leone e Matilde Maione
La prima decade del ventunesimo secolo è finita. Il 2020 è quasi alle spalle e ci si interroga su dove l'arte stia andando.
Il mondo si approssima a concludere questi primi vent’anni di secolo.
Moltissime sono state le riflessioni fatte durante questo ultimo difficilissimo anno per il settore artistico.
Musei, cinema, teatri, associazioni culturali, fondazioni, gallerie e tantissime cooperative, che lavorano nel settore artistico/culturale, hanno dovuto ancora una volta interrogarsi sul ruolo dei social e del mondo streaming, potenziando di fatto, una serie di strumenti volti a “baipassare” l’impossibilità di creare aggregazione intorno all’arte (in tutte le sue forme).
Le tantissime iniziative che da anni venivano portate in essere (come la rassegna artecinema proposta dallo Studio Trisorio) sono per cui approdate online (con incremento sostanziale nel 2020) permettendo una immediata, comoda fruizione da casa.
Ci si interroga sul perché non sia stato fatto prima. Quali sono i rischi e quali invece i benefici?
Sulla questione del “cercare” di diminuire il margine tra velocità della tecnologia rispetto alla velocità di produzione da parte degli artisti e dei musei, che ormai in maniera consueta sono committenti di opere che vanno ad arricchire il patrimonio artistico contemporaneo internazionale (non solo italiano), non sempre si è concordato e negli anni si è tentato, con più o meno successo, di proporre “soluzioni”.
Negli ambienti di studio e di ricerca si è costantemente impegnati a trovare creative soluzioni per la “convivenza pacifica” tra i nuovi strumenti di divulgazione e promozione culturale ed il sistema arte (questione social e streaming). Soprattutto si tenta di tenere costantemente in equilibrio, sulla bilancia culturale, il peso dei benefici e quello dei potenziali rischi che l’operazione di incrementare l’accesso al patrimonio artistico online pone.
Gli enormi benefici della presenza online, sempre più costante, di musei ed enti che operano nel settore, permettono una divulgazione più efficace e permette molto spesso di superare ostacoli legati alla locazione e “costo” (si è più propensi a spendere una certa somma per accedere comodamente dal divano di casa a fiere letterarie, mostre, rassegne cinematografiche particolari, spettacoli teatrali, musicali ecc).
Inoltre se ci si sofferma sul settore artistico contemporaneo, la possibilità di avvicinare il grande pubblico ad artisti di fama internazionale non sempre “compresi”, ha permesso di sfatare alcuni luoghi comuni sull’arte contemporanea (affermazioni come “sapevo farlo anch’io).
I primi vent’anni di secolo sono stati per cui occupati dalla grande discussione sopracitata ed ancora una volta ci si pone la fatidica domanda: qual’è il ruolo dell’artista nella società?.
Cercare di fare un primo bilancio degli artisti che stanno segnando un’epoca è di certo impresa non facile.
A venire in soccorso sono però gli archivi ed in particolare l’enorme lavoro di raccolta dati delle grandi fondazioni, gallerie e musei che lavorano costantemente alla catalogazione, conservazione, valorizzazione e poi divulgazione del patrimonio artistico umano.
In particolare, una delle miniere d’oro da cui attingere a grandi mani, per capire la direzione intrapresa dall’arte e quali potrebbero essere i manuali d’arte del futuro prossimo, è l’archivio della rassegna cinematografica d’arte contemporanea Artecinema, promossa, a partire dal 1996, dallo Studio Trisorio.
Studio Trisorio: Una storia tutta partenopea
Biografie, interviste, relazioni, gli artisti si raccontano. Possiamo seguirli nei loro atelier, vivere i loro progetti più ambiziosi, quest’anno comodamente seduti sul divano di casa.
Ma cos’è davvero ARTECINEMA?
Il film documentario e la cinematografia d’autore diventano un’enorme biblioteca dalla quale, studiosi e non, attingono per conoscere l’arte che ci circonda, oggi. Nelle scuole spesso l’arte del XX secolo non è affatto approfondita.
Molto spesso i programmi si fermano alle avanguardie del novecento lasciando una grande fetta dell’arte del ventesimo secolo ai margini. Per quanto riguarda poi l’arte del XXI secolo, in particolare il primo ventennio che si concluderà a breve, per ovvie ragioni (si è ancora troppo vicini agli eventi storico-artistici per tracciare una linea) è difficile intercettare una coesione tra gli artisti che letteralmente FANNO la storia dell’arte.
Questo porta gli appassionati a doversi documentare da soli. Quale miglior modo se non guardare un bel film?
Laura Trisorio, su quella nave cargo (dove Jannis Kounellis allestisce una delle sue mostre più belle) nel lontano 1994, ci aveva visto giusto e grazie alla sua intuizione e la volontà di portare l’arte contemporanea in giro per il mondo oggi possiamo usufruire di questo enorme archivio in formato film per conoscere meglio e più da vicino l’arte che ci circonda e le personalità che tanto sentiamo lontane, ma che in verità sono tanto vicine a noi.
La rassegna di quest’anno è stata un po’ particolare, dalle sale ci si è trasferiti online e le sale dei cinema sono rimaste vuote, ma molte più persone hanno avuto la possibilità di partecipare ed usufruire di questo immenso archivio video.
I documentari sui quali soffermarsi sono la serie “Art21“, “Body of Truth” e “Renzo Piano. Il potere dell’archivio“.
Della serie Art21 importantissimi sono stati i contributi che, dal collettivo Postcommodity (formato dagli artisti quali Raven Chacon, Cristóbal Martínez e Kade L. Twist) a Tanya Aguiñiga, dalla coppia Song Dong e Yin Xiuzhen a Christian Marclay ed ancora, da Xu Bing a Rafael Lozano-Hemmer, in qualche modo “fanno il punto” della situazione, facendo capire ai fruitori, agli appassionati, ai docenti, ai ricercatori, DOVE STA ANDANDO L’ARTE.
Nella “puntata” dedicata a BORDERLANDS ci si sofferma sulla delicata questione del muro Usa-Messico.
Collettivo Postcommodity
Cristóbal Martínez e Kade L. Twist (Fonte: postcommodity.com)
Gli artisti che fanno parte di questo collettivo si soffermano sulla libertà, l’uguaglianza e soprattutto il tentativo di dare voce alle “nostre esperienze condivise all’interno di questo ambiente contemporaneo sempre più impegnativo; promuovere un discorso costruttivo che sfida i processi sociali, politici ed economici che stanno destabilizzando le comunità e le geografie; e connettere le narrazioni indigene di autodeterminazione culturale con la più ampia sfera pubblica”.
Sulla scia che porta gli uomini a dividersi si passa al dialogo che Tanya Aguiñiga instaura tra “lo spettatore” e se stessa rielaborando il concetto di confine.
Tanya Aguiñiga
Tanya Aguiñiga (Fonte: galeriemagazine.com)
Dal dolore, una lacerazione sentita in termini personali in quanto facente parte di quella comunità, di quelle radici culturali e di sensibilità umana, Tanya passa a mettere in gioco se stessa, il suo corpo, per METABOLIZZARE quella ferita, psicologica e fisica, che tutta la comunità messicana si porta dentro.
Performance “Metabolizing the Border” by Tanya Aguiñiga (Fonte: artecinema.com)
Altro artista che mai come ora si ha necessità di approfondire, in quanto a produzione artistica, è Rafael Lozano-Hemmer.
Rafael Lozano-Hemmer
In questo difficile momento di solitudine ed isolamento le sue installazioni: Pulse Spiral, Border Tuner oppure Vicious Circular Breathing, per citarne alcune, diventano preziosissime.
Ci ricordano che nonostante tutto non siamo soli, siamo esseri umani e che, per quanto differenti per radici culturali, sentimenti ed emozioni, i nostri cuori battono all’unisono su questa terra.
Con questo artista i mezzi tecnologici e l’innovazione tecnologica diventano il gancio di congiunzione tra l’umanità tutta, senza distinzioni di alcuna sorta.
Rafael Lozano-Hemmer (Fonte: lozano-hemmer.com)
Dalle varie puntate che formano la serie Art21, altro contributo fondamentale per capire la direzione presa, soprattutto per quanto concerne essere una donna artista oggi è il docufilm Body of Truth .
Un’altra voce preziosissima del panorama artistico contemporaneo è Shirin Neshat.
Shirin Neshat
Shirin Neshat per Artecinema 2020, “Body of Truth” (Fonte: artecinema.com)
Artista iraniana in esilio, la Neshat si concentra sulla “questione” femminile ed il corpo della donna.
In particolar modo predilige i volti, che fotografa. Sulle foto agisce poi manualmente iscrivendo parole di contrasto e provocatorie, ma sempre pacificamente, volte a porre l’accento sulla condizione politica e sociale delle donne, nella sua cultura quanto in quella occidentale.
Sì, perchè Neshat non vuole scandalizzare o indurre alla violenza, anzi il suo attivismo pacifico ha l’intento di creare un dialogo in continua evoluzione tra le sue radici islamiche ed il mondo occidentale.
Shirin Neshat in collezione permanente del Museo Madre di Napoli (Fonte: madrenapoli.it)
Quello intrapreso è un lungo percorso alla scoperta di artisti, che ponendo l’attenzione sui temi più disparati dell’attualità, stanno segnando un’epoca.
Attraverso gli archivi di Artecinema dal 1996 al 2020 è possibile compiere un viaggio nell’arte contemporanea, “parlare a tu per tu” con gli artisti, lasciarsi trasportare dalle loro opere.
Ricordando, infine, che l’ arte è sempre CONTEMPORANEA e che la riflessione sull’arte del 21 secolo potrebbe, per cui, essere questa: