Madame Staël “provoca” il suo tempo con l’articolo “Sulla maniera e l’utilità delle traduzioni”. La polemica tra Classicisti e Romantici.
di Nunzia La Montagna
L’articolo Sulla maniera e l’utilità delle traduzioni viene pubblicato nel 1816 da Madame de Staël, baronessa di Staël-Holstein, sulla rivista «La biblioteca italiana».
Nascita della rivista che era stata promossa dal governo austriaco del Lombardo-Veneto con l’intento di raccogliere sotto la propria protezione i migliori intellettuali della città.
L’esortazione che la Staël indirizza agli italiani di quei tempi consiste innanzitutto nella scoperta e nella conoscenza della letteratura europea contemporanea.
Le traduzioni possono rivelarsi utili per aggiornarsi e sprovincializzarsi, per non essere “imitatori” ma “inventori”.
La scrittrice disprezza coloro che ritiene responsabili della decadenza culturale dell’Italia.
Li etichetta come i cultori della mitologia che sono “favole da un pezzo anticate”, i letterati inclini a “giacere oziosi” e gli eruditi che dallo studio ostinato degli antichi si sforzano di ricavare qualche inutile artificio retorico, indicato dalla Staël come “suoni, esclamazioni, invocazioni che stordiscono gli orecchi e trovano sordi i cuori altrui”.
L’impresa proposta dall’autrice si caratterizza come un’opera di svecchiamento e di liberazione dalle consuetudini, stimolata dall’intento di suscitare un interesse forte e diffuso nella società circostante nei confronti della letteratura.
Bisogna considerare la grossa portata di un evento simile: una baronessa (dunque, una donna innanzitutto) si preoccupa di far diffondere la cultura in maniera più consona possibile.
E, per fare in modo che il messaggio venga recepito, scrive un articolo in maniera tale che le sue idee possano avere una ridondanza.
La cultura aveva bisogno di una scossa da quell’ozio e da quella superficialità che la stava caratterizzando e gli scrittori dovevano cercare di intraprendere nuovamente la strada giusta per diffondere non solo una letteratura in grado di dilettare, ma soprattutto di scuotere le menti.
Anche oggi abbiamo fortemente bisogno di svegliarci da questo periodo di “sonnolenza” generale e usare la cultura per migliorare noi stessi e il mondo che ci circonda.
La cultura ha un grosso potere ed è in grado di smuovere le menti dei giovani e non solo.
Molti secoli fa gli intellettuali si preoccupavano della loro generazione e scrivevano riguardo il degrado sociale.