Miti norreni: come nacque il mondo che ospitò i giganti e gli dei della mitologia nordica.
Miti norreni e l’affascinante mondo del folklore nord europeo. Come è nato il mondo?
Tutte le civiltà che conosci, prima o poi, si sono poste questa domanda: come sono nate le cose che ci circondano? Ognuna di esse ha cercato di immaginare e cogliere i segreti dell’universo, a partire dalle entità naturali che hanno plasmato la materia e creato la vita
Odino, giganti e altre stranezze di
Paolo Berto
Al principio era il tempo, Ymir vi dimorava. Non c’era sabbia, né mare, né gelide onde. Non c’era terra né cielo in alto. Un vuoto si spalancava e in nessun luogo crescevano fili d’erba.
A nord dell’abisso cosmico si trova la legione dei ghiacci eterni, dominata dal gelo e dalla nebbia.
Chiamata Nylfelein, la casa della nebbia. A sud, invece, si trova il Musselein, la terra del fuoco, una legione dominata dal calore e da fiamme altissime, dove i fuoco regna incontrastato.
È questo lo scenario dominato da due poli opposti ma tra loro complementari dove si svolgono gli eventi che porteranno alla nascita dell’universo e degli dei nordici.
Dagli estremi del caos – dalla gelida regione del Nylfelein e dalla infuocata regione del Mussfelein – infatti, lava e ghiaccio si riversano e si scontrano continuamente nel vuoto cosmico, formando particelle di gelo fuso cariche di vita.
Dalla fusione di questi opposti nascono due gigantesche creature, Ymir un gigante antropomorfo che poteva ricoprire tutta la terra, animato da un fuoco potentissimo, e un’enorme mucca primordiale che lo nutriva.
Nonostante la mole, Ymir era solamente un neonato, le cui occupazioni principali erano mangiare e dormire.
Così, mentre dormiva, cominciò a sudare copiosamente: il sudore proveniente dal suo braccio sinistro generò due giganti, un maschio e una femmina, mentre il sudore delle sue gambe generò un gigante a sei teste.
La sudorazione del gigante, a causa della sua temperatura corporea elevatissima, non conosceva sosta e ogni goccia conteneva il germe della vita di un
gigante. Nacquero così i primi membri della famiglia dei giganti del gelo, esseri mostruosi e malvagi chiamati Yotun.
Il tempo passava e mentre il gigante bambino dormiva, la mucca traeva il necessario nutrimento per se stessa leccando le cime delle montagne ghiacciate presente a Nylfelein.
Fino a quando una forma umana apparve nel ghiaccio e prese vita, questa forma antropomorfa – come Ymir – era Buri, il primo degli dei
Il boom nella pop culture dei miti norreni
Negli ultimi anni, in concomitanza con l’esplosione delle mode dei norreni e di tutto ciò che riguarda l’epoca vichinga, c’è stata anche tantissima curiosità nei confronti dell’origine del mondo secondo i popoli che anticamente abitavano il Nord Europa.
Come tutti i popoli, sia antichissimi che meno antichi, anche i norreni hanno, ad un certo punto, formulato la fatidica domanda: come è nato il mondo?
L’essere umano ha bisogno di dare spiegazioni “razionali” a ciò che vede. E un mito è un modo razionale per dare una spiegazione a ciò che stai vedendo.
Contemporaneamente però l’essere umano, in quanto animale sociale, accanto alla razionalizzazione di un fenomeno cerca anche di dargli un’impronta morale che possa essere d’aiuto per cristallizzare o alimentare una determinata visione del mondo.
Tutto si basa su questo equilibrio: un mito deve far prevalere la sua funzione didattica, ossia lo spiegare perché esiste una determinata cosa, o morale, ossia il dare un insegnamento e un sistema di regole e comportamenti sfruttando quella determinata cosa?
In altre parole: dire perché esiste un fungo è velenoso, oppure dire perché è un male mangiare un fungo velenoso?
Origine del mondo
Non è un caso che l’origine del mondo norrena riprenda, per larghi tratti, quella lotta incessante tra ordine e caos che ritroviamo in parecchie origini del mondo di altre culture.
A differenza della mitologia giudaico-cristiana, che fa nascere il mondo per volontà di un Dio onnipotente e onnisciente e il male a causa di una “ribellione” all’onnipotenza e all’onniscienza di questo Dio, nella mitologia norrena tale contrasto tra ordine e caos, ossia tra ciò che la religione tenta di portare nel mondo e ciò che può accadere allontanandosi da quei precetti morali che
costituiscono la religione, è presente fin dall’inizio.
Gli stessi Dei norreni, ma anche quelli Greco-romani per fare un esempio culturalmente più vicino a noi, sono nati attraverso processi, seppur fantasiosi, razionalizzabili. Non esistevano a priori. Ciò li rende quindi molto più “vicini” e a misura d’uomo rispetto alle divinità monoteiste.
Di conseguenza la nascita del mondo è un evento indipendente dalla volontà di una divinità onnipresente e onnipotente. Gli dei norreni sono costretti a subire, relativamente, le stesse regole che subiscono gli uomini. E quindi sono potenzialmente soggetti alle stesse emozioni degli uomini.
Ciò rende le religioni politeiste antiche, tra cui appunto quella norrena, molto più a misura d’uomo e, per questo, molto più affascinanti. Non solo. Questa vicinanza rende anche più facile razionalizzare gli eventi all’epoca non spiegabili scientificamente.
Così come la spiegazione giudaico-cristiana del Bene a priori che poi viene corrotto dal Male a causa di determinati comportamenti, rende più facile seguire una determinata filosofia morale.
Se bene e male, ordine e caos sono esistiti prima degli dei e sono cose che costringono anche gli dei a tenerne conto, è più facile per l’uomo del tempo razionalizzare le presenza nella vita reale di ordine e caos. Anzi, tale presenza non lo preoccupa, perché è un qualcosa che anche gli dei affrontano.
Miti norreni e miti greci
I miti norreni, ma anche quelli greci, offrono grande fascinazione ancora oggi.
Questo perché intercettano in primis un bisogno di sentirsi raccontare una storia. Solo dopo, come accade nelle religioni monoteiste, subentrò il bisogno di avere una bussola morale da seguire.
Il mito norreno ha una funzione didascalica prima che didattica. Non è un caso che tutte le civiltà antiche sono state in prima battuta politeiste e sincretiche e poi solo successivamente monoteiste e ossessionate dall’ortodossia.
Perché nell’essere umano nasce prima il bisogno di dare una spiegazione a ciò che vede e solo dopo la necessità di far si che ciò che si è visto abbia una lezione morale da cui prendere spunto.