Montagne e nuvole negli occhi di Wu Ming-Yi, nel cuore dell’oceano taiwanese.
È difficilissimo trovare dei romanzi che appartengano ad una certa letteratura.
Ad esempio, è difficile trovare romanzi appartenenti alla letteratura di Hong Kong o di Taiwan che, rispetto alla letteratura cinese contemporanea, è molto diversa per tematiche e cultura.
Realtà come Taiwan ed Hong Kong sono infatti bacini piccoli che molto spesso non riescono a “passare le frontiere” ed arrivare in Europa, America ecc…
Questo non accade però sempre e, qualche volta, complice la lungimiranza degli editori, alcuni romanzi lasciano il paese d’origine e giungono, con tutta la forza della propria cultura, fino alle rive dell’Occidente.
È il caso ad esempio di una “recente” novità E/o edizioni, Montagne e nuvole negli occhi di Wu Ming-yi.
La trama: il folklore taiwanese
” A Wayo-wayo credono che il mondo sia un’isola. E quest’isola altro non è che un puntino nell’oceano sconfinato lontano da qualsiasi continente. Gli abitanti conservano memoria dell’arrivo dei bianchi, ma nessuno di loro è mai partito facendo ritorno con notizie dalla terraferma. Per i wayonesiani in principio c’era solo il mare, poi Kapanga, “dio” nella loro lingua, creò l’isola, come se avesse depositato un piccolo guscio di conchiglia in un enorme bacile colmo d’acqua, infatti Wayo-wayo fluttua in balia delle correnti e delle maree”
Il romanzo è un tuffo meraviglioso all’interno dell’Oceano folkloristico taiwanese.
Per chi è infatti legato indissolubilmente all’oceano, la flora e fauna marina, le tematiche dunque ambientali, ma soprattutto il misticismo che contraddistingue i miti e le leggende tipiche di luoghi remoti, non potrà non adorare questo romanzo.
Gli ingredienti che rendono questa storia vincente sono molteplici a cominciare dagli interessi stessi dell’autore, preponderanti ai fini della storia.
Con fare sapiente, Wu Ming-Yi trascina il lettore su di un’isola a contatto con le usanze del luogo e personaggi intrisi di tradizioni, contraddizioni, spirito “isolano” e credenze secolari che si aggrovigliano nello stato di malinconia che sembra fluire dallo stile di scrittura di Ming-Yi.
Con una trama che non ha nulla da invidiare a romanzi “classici” d’avventura, lo scrittore accompagna per mano il lettore in luoghi mai visti prima, a contatto con sapori, odori, profumi (è talmente bravo a descrivere certe situazioni che si percepisce l’odore delle parole usate) “fuori portata”.
Ma cosa è infondo Montagne e nuvole negli occhi se non il riassunto della dualità umana?; il bene ed il male, la memoria e l’ identità, la passione ed raziocinio, ed ancora: la perdita e la rinascita, le tradizioni ed i cambiamenti.
Tutto è un fluire in movimento seguendo le onde emotive e fisiche di sentimenti che, durante la lettura, emergono pizzicando quelle corde che solo la lettura ha il potere di toccare.
Un viaggio unico comodamente in poltrona, per gustarsi appieno flussi di coscienza, flaskback tra passato e presente e due personaggi anch’essi opposti: l’uno aggrappato alla vita, l’altra desiderosa di “scomparire”.
Sono molti i temi trattati ma una parola potrebbe ben riassumere l’intero romanzo: resilienza.
“Sull’isola di Wayo-wayo, il destino di ogni figlio maschio secondogenito è già segnato: al compimento dei quindici anni, dovrà mettersi in mare per offrirsi come sacrificio umano al dio del mare. Atrei, tuttavia, ha deciso che sarà il primo a sfidare questa sorte. E a sopravvivere”
Due archi narrativi che vanno ad intrecciarsi per uno strano scherzo destino.
“Sull’altra costa, la vita di Alice sarà travolta da un gigantesco accumulo di spazzatura galleggiante venuto a infrangersi sulle coste di Taiwan, e che porta con sé anche Atrei.
All’indomani della catastrofe, Atrei e Alice intraprendono un viaggio fra le montagne, cercando di ripercorrere il sentiero battuto dal marito della donna, prima di morire: sperano così di risolvere il mistero della scomparsa del figlio. Mentre fra i due nasce un’inaspettata amicizia, emergerà un oscuro segreto, per cui Alice dovrà mettere in discussione i propri ricordi e tutte le sue (finora incrollabili) certezze”
Una narrazione avvincente, suggestiva, con due protagonisti atipici ed una convinzione assoluta:
“i wayonesiani rimangono sempre dei narratori di storie di mare entusiasti. Se le raccontano a tavola, quando si incontrano, durante i sacrifici, mentre fanno l’amore. Persino nel sonno. Non ne esiste una registrazione sistemica, forse però tra molti anni gli antropologi appureranno che l’isola di Wayo-wayo è il luogo che vanta il maggior numero di storie di mare al mondo. La loro frase ricorrente è <<Dài che ti racconto una storia di mare>>”.