Napoli mon amour di Alessandro Forgione è diventato anche uno spettacolo teatrale andato in scena al Teatro Mercadante di Napoli dal 10 al 20 marzo 2022.
Dalla letteratura al teatro il romanzo d’esordio di Forgione ha calcato il palco del Teatro Mercadante di Napoli dal 10 al 20 marzo 2022 con il contributo dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli nonché la regia di Rosario Sparno ed il riadattamento di Mariano D’Amora.
Il romanzo
Abbiamo già ampiamente discusso del romanzo su questi lidi internettiani. In particolare soffermandoci a consigliare tutta la produzione letteraria di uno degli scrittori contemporanei partenopei più interessanti.
Non ci soffermeremo per cui sull’analisi del romanzo di cui qui la recensione approfondita. Riproponendo la trama a grandi linee vorremmo per cui focalizzarci sulla storia dell’autore, la trasposizione in pièce teatrale e quello che è l’esperienza a tutto tondo di Napoli mon amour.
“Amoresano vive a Napoli, ha trent’anni e non ha ancora trovato il suo posto nel mondo. Le sue giornate passano lente, tra la vita con i genitori, le partite
del Napoli, le serate con l’amico Russo e la ricerca di un lavoro. Dopo l’ennesimo, grottesco colloquio, decide di dare fondo ai suoi risparmi e di farla finita. Un giorno, però, incontra una bellissima ragazza e se ne innamora. Questo incontro riaccende i suoi desideri e le sue speranze: vivere, essere felice, scrivere. E incontrare Raffaele La Capria, il suo mito letterario. Ma l’amore disperde ancora più velocemente energie e risorse, facendo scivolare via, un centesimo dopo l’altro, i desideri ritrovati e le speranze di una vita diversa.”
Alessio Forgione: accenni biografici
Alessio Forgione nasce a Napoli nel 1986. Dopo aver vissuto per un periodo a Londra lavorando in un pub torna a risiedere a Napoli. Il suo esordio nella narrativa risale al 2018 con la pubblicazione di Napoli mon amour tramite la casa editrice NN. Il romanzo gli vale nel 2019 il Premio Giuseppe Berto (scrittore, drammaturgo e sceneggiatore italiano tra i migliori del Novecento, tristemente dimenticato).
Del periodo a Londra e della gestazione del romanzo è lo stesso autore a parlarne sul Corriere della Sera nel suo contributo “Io, Londra e i giovanissimi del rione Traiano”. In questo scritto Forgione ripercorre il periodo di scrittura di Napoli mon amour e ne scandisce ricordi e sensazioni.
Il 5 maggio del 2017 arrivo a Londra, in una camera molto piccola, in una casa molto brutta, in un quartiere molto povero. Mi manca di scrivere l’ultima parte per finire il primo romanzo e mi dico, ok, lo chiudo in tre mesi. Mi chiudo in casa. Lo finisco in tre giorni. Lo spedisco a vari editori e mi cerco un lavoro. Trovo un lavoro. Non scrivo più, perché convengo che un romanzo l’ho scritto e se non vuole pubblicarlo nessuno tanto vale non perderci più tempo. Trasgredisco una sola volta, ad agosto: una notte scrivo duemila parole su un ragazzino che va a fare allenamento con la sua squadra di calcio. Smetto e continuo con il lavoro.
Leggere del “dietro le quinte” di uno dei testi più apprezzati nel panorama letterario contemporaneo non solo napoletano è a dir poco suggestivo. E lo è a fronte della stessa voce narrante e cioè di colui che ha dato origine a quel romanzo amato da moltissimi lettori.
Mi aumentano lo stipendio e mi trasferisco in una casa vicino al parco e le cose non vanno benissimo ma comincio a pensare ch’è così che debbono andare. Si fa ottobre. Una mattina che non fa troppo freddo né tira troppo vento mi vesto e vado a leggere al parco. Mi siedo e leggo un racconto di Hemingway dove ci sono due ragazzi davanti al camino, che bevono whisky. Vibro. È una mail. NN Editore dice che il libro gli è piaciuto molto e poi dicono tante altre cose. Non capisco e torno a casa e aspetto che Mirror Man torni da lavoro. Gli faccio leggere la mail e quando ha finito gli chiedo che significa. «Significa che abbiamo spaccato» mi risponde.
A partire da questa fatidica mail succede che l’autore incontra l’editore di NN ed in maniera anche divertente, vi è l’aneddoto di quello che sarà nel 2020 la pubblicazione di “Giovanissimi”.
«Hai scritto altre cose?» mi chiede ed io mento, senza difficolta, perché ero abituato con la scuola, quando t’interrogavano e tu facevi finta d’aver studiato e se la professoressa dubitava della tua preparazione allora si passava a fare la parte dell’offeso e dell’incompreso e si smetteva con quella del titubante.
Ed è così che Forgione spiega “a braccio” e con un po’ di spirito “paraculo” tipico del napoletano che sì, aveva altro da offrire al panorama letterario italiano.
«Sì» le dico e le spiego che ho scritto 15 mila parole, la prima parte, di questa storia che parla di due ragazzini che vivono tra Soccavo e il Rione Traiano e che sono liberi e che fanno tutto o quasi tutto per la prima volta. «Mi piace, voglio leggerle» dice e firmo il contratto. Torno a Londra e avverto a lavoro che non posso andare. Mi chiudo in casa e scrivo le prime 15 mila parole del secondo libro e le mando a Eugenia. Parlano, credevo all’epoca, di questa amicizia che avevo con quello che reputavo il mio migliore amico prima che per un motivo o per un altro decidessimo di non piacerci più.
Il romanzo esce dopo soli nove mesi di gestazione con un sonoro “tu si scem!” dello scrittore verso quella che reputava una follia dell’editrice che invece, come i migliori del settore, fiutano subito il talento e non “mollano l’osso” fin quando non “salta all’occhio” il meglio, anche a costo di “spolpare” il povero malcapitato.
Tutto il resto è storia. Alessio Forgione lascia definitivamente il lavoro a Londra e si trasferisce a Napoli dove continua a scrivere, a raccontare la propria generazione ai giovani e non solo. Non pretende di “ergersi” a giudice anzi forse se lo fa è solo ed esclusivamente con se stesso.
Nel 2021 esce il suo terzo romanzo “Il nostro meglio” consolidando definitivamente la carriera. Aperto al dialogo, alla chiacchiera con i propri lettori ed alle riflessioni sulla città di Napoli, con la trasposizione di Napoli mon amour a teatro dimostra ulteriormente il potere delle proprie storie, dunque dell’influenza creativa delle proprie parole ad altri professionisti del settore culturale.
Nasce così lo spettacolo tratto dal suo primo romanzo e se la maggior parte dei lettori “temeva” chissà per quale ragione che ad Alessio Forgione la “cosa” potesse non piacere ecco che arriva il commento dello stesso che spiazza ed anzi cede quasi il testimone della storia portata in scena dal regista Rosario Sparno.
La pièce teatrale di Napoli mon amour
Una condanna azzurro mare.
Amoresano è un uomo in attesa del tempo che scorre, che sogna ma senza più forze,
di restare, di andare via.
Che insegue il suo romanzo, mai finito.
Fugge restando Amoresano, pensando che il mare possa bastare.
«Provai orrore al pensiero che forse mi ero seduto sul ciglio della strada ad aspettare
che le cose accadessero o che qualcuno si fermasse a raccogliermi».
E poi c’è Russo, l’incontro con Raffaele La Capria, Nina che sogna e vive con forza,
come un uragano che travolge e devasta.
Un romanzo che ha il ritmo e il linguaggio dell’innocenza.
Una mancanza di colpa che in teatro diventa carne che pulsa, occhi che sorridono,
mani che si cercano, parole soffocate, baci che urlano.
Le parole sono le stesse e seppur espresse con linguaggi diversi, la narrativa e la drammaturgia,
corrono tutte inevitabilmente verso il mare.
«Lei deve innalzarsi sulla Storia Amoresano. Come se ci volasse sopra. Mi spiego?
Non parliamo di Napoli, però, la prego. Per me, sa, è fonte di gioie e dolori».
Quello che è il commento di Forgione nei confronti dello spettacolo è infatti un rivedere chiaramente il suo romanzo, il libro che ha condotto la sua vita ad una svolta imprevista quanto cercata. Inoltre, secondo lo stesso scrittore tutti: dagli attori ai tecnici di scena, nonché le varie professionalità chiamate in causa nella realizzazione dello spettacolo, hanno saputo “cogliere benissimo l’idea che Napoli è un’isola deserta. Intorno ad Amoresano, è evidente, si muovono pochissime persone. Nina, Russo e sullo sfondo i genitori. In fondo Napoli resta per molti versi una città disabitata”.
Uno scrittore interessante, da tenere in estrema considerazione e di cui leggere sicuramente i romanzi. Perché? Beh, perché sicuramente non si è prostrato a “far soldi” sulla miseria di Napoli anzi, rispecchia quello che la città continua ad offrire, persone di talento che attendono una occasione. Occasione che non sempre si ha la fortuna di avere!
Per recuperare i suoi romanzi: qui