di Mariachiara Leone
Cocenti delusioni ed una doccia fredda: “Hunger Games”, “Echi in tempesta”, “La nona casa”.
Non sempre si possono recensire e consigliare bellissime letture.
A volte “raccontare” esperienze di lettura tiepidine può fungere da motore per creare discussioni accattivanti intorno alla letteratura.
Leggere durante l’anno appena passato non è stato semplice per tutti.
Alcuni lettori hanno sofferto moltissimo il periodo e contrariamente a quanto si pensa, hanno letto poco e male (distratti da ansia e preoccupazioni).
Altri lettori hanno preferito rifugiarsi nel “genere di comfort” prediligendo un certo tipo di letture che facessero evadere dalla realtà (in questo il fantasy si presta moltissimo).
Complici le uscite (seppur risicate) del nuovo romanzo della saga di Hunger Games: “La ballata dell’usignolo e del serpente“, titoli attesi quali il romanzo conclusivo della saga dell’Attraversaspecchi: ” Echi in tempesta” ed il ritorno di una scrittrice molto amata con la sua ultima fatica: “La nona casa”, moltissimi si sono tuffati nelle letture 2020 restandone parzialmente delusi e/o non pienamente soddisfatti.
Si percepisce ormai da anni una certa stanchezza negli autori (non solo del genere in questione in cui sono inseriti questi titoli sopracitati).
Sì ha il sentore che (e questo non riguarda solo il contesto letterario) non si riesca a trovare la freschezza mentale per arrovellarsi e creare delle storie appassionanti (il pubblico assiste al cinema/piattaforme streaming a remake, serie TV prese da ecc).
Ovviamente non è un discorso da allargare alla qualunque (la saga dell’Attraversaspecchi) ma nella stragrande maggioranza dei casi si preferisce ripiegare su “mondi già creati” (il caso della Collins con un romanzo prequel agli accadimenti della saga di Hunger Games).
Cercare poi di “salvare” il lettore dal possibile blocco del lettore nel 2020 con “La nona casa” non è bastato e si è assistito, sui social come nella promozione da parte delle case editrici, a condivisioni entusiaste e recensioni “ruspanti” per letture abbastanza dimenticabili.
Dunque perché tutto questo hype?
“È la mattina della mietitura che inaugura la decima edizione degli Hunger Games”
Per quanto riguarda la ultima fatica della Collins, c’è da dire che la maggior parte dei lettori ha trovato questo romanzo un di più che non aggiunge e non toglie nulla alla saga principale.
Pur vero resta il fatto che, complici anche i film tratti dalla saga letteraria, molti attendevano questa uscita in libreria e si sono fiondati a recuperala.
Perchè ha deluso?
Perché, a dispetto della trama che promette faville per quanto riguarda il personaggio del presidente Snow, quello che si svolge all’interno del romanzo è il tentativo di ampliare e tornare su alcune tematiche legate soprattutto alla brama di potere ed ad un sistema politico/sociale pericolosamente familiare fallendo miseramente nell’intento.
” A Capitol City, il diciottenne Coriolanus Snow si sta preparando con cura: è stato chiamato a partecipare ai Giochi in qualità di mentore e sa bene che questa potrebbe essere la sua unica possibilità di accedere alla gloria. La casata degli Snow, un tempo potente, sta attraversando la sua ora più buia. Il destino del buon nome degli Snow è nelle mani di Coriolanus: l’unica, esile, possibilità di riportarlo all’antico splendore risiede nella capacità del ragazzo di essere più affascinante, più persuasivo e più astuto dei suoi avversari e di condurre così il suo tributo alla vittoria.
Sulla carta, però, tutto è contro di lui: non solo gli è stato assegnato il distretto più debole, il 12, ma in sorte gli è toccata la femmina della coppia di tributi.
I destini dei due giovani, a questo punto, sono intrecciati in modo indissolubile. D’ora in avanti, ogni scelta di Coriolanus influenzerà inevitabilmente i possibili successi o insuccessi della ragazza. Dentro l’arena avrà luogo un duello all’ultimo sangue, ma fuori dall’arena Coriolanus inizierà a provare qualcosa per il suo tributo e sarà costretto a scegliere tra la necessità di seguire le regole e il desiderio di sopravvivere, costi quel che costi”
Anche se le premesse sono ottime, la scrittura sembra scarica quanto le vicende che vengono presentate al lettore.
Infastidisce poi l’eccessivo uso di canzoni che sebbene dovrebbe essere scontato per il lettore trovare nel romanzo visto il suggerimento nel titolo (La ballata ecc) diventa fin troppo prepotente e a lungo andare snervante.
Vero anche è che molte canzoni sono inserite per rafforzare un personaggio femminile che di fatto si salva con astuzia, grazie proprio alla sua dote nel canto ma…
Non si può soprassedere su quello che doveva di fatto rappresentare un personaggio che avrebbe dovuto creare momenti di pathos e picchi drammatici nella vita lineare e fin troppo razionale di un Snow ragazzo che diventerà il presidente che tutti i lettori hanno imparato a conoscere nella saga principale.
Insomma, una grande opportunità che resta monca.
Troncata dai troppi ammiccamenti alla saga principale, di troppe poche novità aggiunte ad un mondo che resta parzialmente celato al lettore (complice l’uso della prima persona singolare così come nel caso della saga principale con la voce narrante di Katniss) e da un finale molto deludente che lascia il lettore a metà (soprattutto per quanto riguarda un personaggio spacciato come perno delle vicende).
Se poi “chiudendo” questo volume si “apre” successivamente “Echi in Tempesta” (ultimo volume della quadrilogia dell’Attraversaspecchi) allora il lettore passa “dalla padella alla brace”.
Per gradi e senza fare particolari spoiler, c’è da fare una premessa.
Quella dell’Attraversaspecchi è una tra le saghe fantasy più innovative e valide tra quelle proposte in questi ultimi anni.
Ma c’è troppa carne a cuocere, troppi elementi che la scrittrice, seppur bravissima, non ha saputo governare alla perfezione regalando al lettore una conclusione che sa tanto di “grande pezza” e “buona uscita” su tutti i misteri e le grandi domande poste durante la storia di Ofelia.
“In un universo composto da ventuno arche, tante quanti sono i pianeti che orbitano intorno a quella che fu la Terra, vive Ofelia. Originaria dell’arca “Anima”, è una ragazza timida, goffa e un po’ miope ma con due doni particolari: può attraversare gli specchi e leggere il passato degli oggetti. Lavora come curatrice di un museo finché le Decane della città decidono di darla in sposa al nobile Thorn, della potente famiglia dei Draghi. Questo significa trasferirsi su un’altra arca, “Polo”, molto più fredda e inospitale di Anima, abitata da bestie giganti e famiglie sempre in lotta tra loro. Ma per quale scopo è stata scelta proprio lei? Tra oggetti capricciosi, illusioni ottiche, mondi galleggianti e lotte di potere, Ofelia scoprirà di essere la chiave fondamentale di un enigma da cui potrebbe dipendere il destino del suo mondo”
Facendo un passo indietro, fin dall’uscita del primo volume della saga (edita in Italia da edizioni e/O) Christelle Dabos non ha mai negato le suggestioni avute dalla lettura della Alice di Carroll e di voler in qualche modo restituire una “versione aggiornata” della stessa con elementi però completamente inventati dalla sua immaginazione.
In questo riesce divinamente con la realizzazione di un mondo affascinante reso ancor più interessante dai personaggi bizzarri che Ofelia, personaggio principale della saga, incontra durante le sue peripezie.
Ma, c’è un ma gigantesco come una casa, che riguarda la mitologia che la scrittrice crea per la realizzazione del mondo e molta, moltissima confusione che il lettore dovrà gestire durante la lettura dei volumi in questione.
“Echi in tempesta” doveva essere un volume in cui finalmente “rispondere” ai giganteschi quesiti posti dalla saga ed in particolare su un personaggio che parrebbe fondamentale (la piccola Vittoria) e che invece resta una linea narrativa con un finale a casaccio e molto deludente.
Deludente è anche la protagonista ed il suo arco narrativo che va scemando all’interno di una storia più grande dove a farla da padrone più che i personaggi principali (un personaggio maschile abbastanza controverso ma alla fin fine apprezzabile) i personaggi “secondari” che anzi ad un certo punto parrebbero prendere le redini della storia e portarla sana e salva in porto.
Se poi si riflette sullo stile di scrittura fluido, molto veloce, dinamico e “bello da leggere” la delusione e ancor più cocente.
Insomma, nonostante un primo volume bomba ed un continuo ancor più brillante, tra terzo e quarto volume si percepisce la volontà di portare in salvo l’intero lavoro cercando di dare un finale giusto ma che non rende assolutamente giustizia ad un lavoro potenzialmente brillante.
Infine, il romanzo che “forse” salva questa lista di “blande letture” è “La nona casa“.
Questo volume rispetto ai precedenti può essere avvalorato nella categoria “promossi con riserva”.
Scritto dalla Bardugo (famosissima per la sua saga sul Grisha Verse), “La nona casa” rappresenta un validissimo intrattenimento poiché “non si prende sul serio”.
La storia, nonostante non sia facilissima da leggere, non fa altro che “intrattenere il lettore” senza particolari secondi fini.
“Galaxy “Alex” Stern è la matricola più atipica di tutta Yale. Cresciuta nei sobborghi di Los Angeles con una madre hippie, abbandona molto presto la scuola e, giovanissima, entra in un mondo fatto di fidanzati loschi e spacciatori, lavoretti senza futuro e di molto, molto peggio. A soli vent’anni, è l’unica superstite di un orribile e irrisolto omicidio multiplo. Ma è a questo punto che accade l’impensabile. Ancora costretta in un letto d’ospedale, le viene offerta una seconda possibilità: una borsa di studio a copertura totale per frequentare una delle università più prestigiose del mondo. Dov’è l’inganno? E perché proprio lei? Ancora alla ricerca di risposte, Alex arriva a New Haven con un compito ben preciso affidatole dai suoi misteriosi benefattori: monitorare le attività occulte delle società segrete che gravitano intorno a Yale. Le famose otto “tombe” senza finestre sono i luoghi dove si ritrovano ricchi e potenti, dai politici di alto rango ai grandi di Wall Street. E le loro attività occulte sono più sinistre e fuori dal comune di quanto qualunque mente, anche la più paranoica, possa immaginare. Fanno danni utilizzando la magia proibita. Resuscitano i morti. E, a volte, prendono di mira i vivi”
Le vicende dark vengono rese ancor più accattivanti dagli ambienti in cui si svolgono le vicende (un misto di luoghi accademici e stradine losche di Los Angeles che appartengono alla nostra realtà e ambienti del tutto inventati) e da un gruppo di personaggi davvero bellissimi.
Perché dunque “salvarlo con riserva”?.
Perché nonostante lo stile (che potrà non piacere a molti), la caratterizzazione dei personaggi e le ambientazioni, la grande pecca di tutto il romanzo risiede proprio nell’omicidio e i misteri correlati a tale vicenda.
Chi “mastica” letture thriller o gialli arriverà a capire fin da subito dove vuole andare a parare la storia e moltissimo viene “perso” proprio perchè viene a mancare moltissimo l’elemento “sorpresa”.
Per concludere il discorso su uno dei generi più amati dai lettori: il fantasy, in questi due anni si sono avvicendate delle storie più o meno interessanti ma che in qualche modo non hanno “fatto la differenza” ne osato quanto avrebbero potuto ( solo il pensare all’enorme fiasco del volume unico de “Il priorato dell’albero delle arance” fa storcere il nasco a moltissimi lettori delusi).
Molte speranze, per questo 2021, vengono riposte nella collana oscar vault della Mondadori che praticamente (lasciando stare il lavoro di qualche casa editrice interessante con le proprie collane) detta un “monopolio” per quanto riguarda questa tipologia di uscite letterarie in Italia.
Sarà che il prossimo hype mal riposto sarà sulla fresca uscita “Gideon la nona“?.
Per scoprirlo non resta che leggere!