Real Albergo dei Poveri: storia e curiosità

Real Albergo dei Poveri: storia e curiosità. Palazzo Fuga, uno dei più imponenti progetti a Napoli e le controversie nonché l’attuale stato delle cose. Scopriamone insieme la travagliata vita.

Il Real Albergo dei Poveri, meglio conosciuto come Palazzo Fuga o, nel gergo popolare post-unità d’Italia, Reclusorio o Serraglio, è il più grande palazzo monumentale di Napoli nonché una delle più grandi costruzioni settecentesche d’Europa.

Il progetto fu affidato nel 1751 a Ferdinando Fuga, architetto fiorentino, che scelse di ubicare il palazzo in un’area strategica lungo via Foria che rappresentava una delle principali arterie di accesso alla città dall’entroterra.

Inizialmente il progetto architettonico di Fuga prevedeva una pianta rettangolare, con cinque cortili interni e una chiesa nel mezzo. Successivamente i due cortili più esterni furono cancellati dal progetto, che rimaneva comunque estremamente ambizioso nella portata quanto nella spesa economica stabilita per realizzarlo.

I problemi di realizzazione del Real Albergo dei Poveri furono grossomodo legati soprattutto al costo, sempre più cospicuo, per portarlo a compimento. Nel 1819, infatti, quando i lavori di costruzione furono definitivamente sospesi, l’edificio era stato realizzato per poco più della metà del progetto originario.

Il gigante architettonico, esempio monumentale del barocco napoletano, fu così protagonista di una lunghissima storia di gestazione che ancora oggi resta una questione aperta che troverà forse il proprio “lieto fine” con l’annuncio del Presidente del Consiglio Mario Draghi circa lo stanziamento di 100 milioni a Napoli da Pnrr.

“Napoli e la Campania sono conosciuti in tutto il mondo per lo straordinario patrimonio culturale, che comprende ben sei siti materiali considerati Patrimonio dell’Umanità. Il  prevede un importante intervento su Palazzo Fuga, il Real Albergo dei Poveri. Si tratta di uno dei 14  strategici per recuperare complessi di elevato valore storico e architettonico che hanno bisogno di radicali azioni di tutela”.

Oltre 350 metri di lunghezza della facciata, nove chilometri di sviluppo lineare dei corridoi, oltre 430 stanze distribuite su quattro livelli, 8 metri di altezza della sala più grande (l’ex dormitorio), l’impatto mastodontico dell’edificio sulla città rende chiare le difficoltà di riqualifica

Inoltre l’incompiuto Real Albergo dei Poveri ospitò bambini e ragazzi orfani, donne e uomini poveri, fu sede del tribunale per i minori e conserva l’aura di migliaia e migliaia di persone che sono passati tra quei corridoio, fantasmi della città che l’architettura barocca custodisce e preserva.

La storia travagliata dell’esempio ineguagliabile della magnificenza civile del 1700: il Real Albergo dei Poveri

Fu Carlo III di Borbone a volere la costruzione dell’Albergo dei Poveri e per realizzarlo chiamò a Napoli un architetto di fama internazionale: Ferdinando Fuga.

L’edificio doveva ospitare, istruire e redimere tutti poveri del Regno. L’ambizioso progetto iniziato nel 1751 non ebbe però mai conclusione; pur nella sua vastità, infatti, l’edificio è incompiuto essendo stati realizzati i tre quinti dell’impianto planimetrico di progetto e circa i due quinti dell’impianto volumetrico.

Nei 250 anni d’uso, il Real Albergo dei Poveri ha visto svolgersi essenzialmente attività di formazione (scuola, musica, artigianato, …) e assistenza (religiosa, sociale, medica, …).

Il Comune di Napoli ha acquisito il monumento dopo il terremoto dell’80, così come gravemente danneggiato dal sisma. I lavori in corso e programmati hanno come obiettivo il consolidamento delle strutture, la conservazione del monumento e la riconfigurazione degli spazi per il successivo riuso.

Lo stato attuale delle cose: il Real Albergo dei Poveri oggi!

L’edificio è oggi interessato da diversi cantieri in diverse fasi di avanzamento. I 39 milioni di euro derivati dall’emissione dei BOC nel 2004 sono stati tutti impegnati in meno di sei mesi. I lavori sono stati ripartiti in quattro grandi interventi.

Sono in fase avanzata i lavori per la realizzazione del nuovo marciapiede e del centro di documentazione con un investimento da 3 milioni. È in corso la sistemazione della corte centrale nonché l’aggiudicazione della gara – di cui si sono aperte le buste lo scorso settembre- per l’intervento più considerevole, pari a 21 milioni, che riguarda il completo restauro del corpo centrale.

È stato infine approvato il progetto per il restauro del volume d’angolo tra piazza Carlo III e via Tanucci per un ammontare di 14 milioni. Gli interventi di restauro della facciata e di ricostruzione delle volte crollate, attualmente in corso, sono invece finanziati con mutuo. Nonostante le gravi carenze strutturali che hanno determinato, tra gli anni ’80 e ’90, crolli di vaste proporzioni e diffuso degrado, già con i primi interventi il Real Albergo dei Poveri ha ripreso ad infondere nel visitatore il senso della magnificenza del luogo.

Questo quanto si può leggere sul sito del Comune di Napoli ma, oltre alla storia ufficiale vi è poi quella ufficiosa, quella della “vita vera” dell’edificio. Controversie e criticità ancora tutte da appianare come quella delle 84 famiglie che risiedono nei corridoi dell’ala destra dell’Albergo dei Poveri oppure ” la parte restaurata della Stoà, scuola di alta formazione, mai aperta e abbandonata con 2 milioni 783 mila euro di suppellettili. E la parte a sinistra guardando, spalle alla piazza, è la sola realtà che funzioni e che conserva la memoria di luoghi dal fascino che irretisce: la palestra Kodokan, 12 discipline sportive, affidamento in prova dei minori e un judoka oro agli Under 23 a Budapest nel novembre scorso, Genny Pirelli”.

E poi, i fantasmi, le voci delle anime che hanno attraversato quei luoghi, i miti e le leggende popolari che ruotano intorno al Real Albergo dei Poveri. Tante storie, mille voci tra passato e presente che si fondono in tutt’uno e restituiscono al cittadino curioso una storia complessa, dolorosa, ambigua, affascinante e caotica come sa esserlo solo Napoli.

La letteratura del Real Albergo dei Poveri: consigli di lettura

Non va infatti dimenticata tutta quella parte letteraria che ha alimentato e fortificato la memoria storica popolare e non dell’edificio.

Ci sono infatti moltissimi scrittori e scrittrici che hanno reso onore ed omaggio alle storie che ruotano intorno al Palazzo Fuga. Tantissimi sono i recuperi che possono essere fatti. Noi ne abbiamo selezionati alcuni di particolare rilievo.

1.L’Albergo dei poveri a Napoli di Paolo Giordano

“Il volume si propone di illustrare un approfondito lavoro di ricerca, elaborato dall’autore nel corso di un quarto di secolo, riguardante uno degli edifici maggiormente emblematici della produzione architettonica europea settecentesca: l’Albergo dei poveri di Napoli progettato, tra il 1749 ed il 1759, dall’architetto fiorentino Ferdinando Fuga. Ideato per ospitare i circa ottomila indigenti che, attorno alla metà del diciottesimo secolo, vagabondavano per le vie del Regno, tale progetto, non essendo stato realizzato compiutamente, ha lasciato in eredità, nell’area orientale di Napoli, un’enorme architettura interrotta definita solo da tre corti compresa quella centrale che conserva le strutture basamentali incompiute della ex-chiesa. Una architettura dalla forma incompleta che, sia a causa di un prolungato abbandono e sia in conseguenza dei danni riportati a seguito del terremoto del 1980, si presenta come un’inquietante rudere semi abbandonato a cui sembra precluso qualsiasi programma di riconfigurazione estetica, formale e funzionale.”

2.Il Serraglio di Gennaro Rollo

“Napoli 1949, la vedova di guerra Carmela Bene, impossibilitata dalla povertà, è costretta a mandare la sua prole al Real Albergo dei Poveri. Tra i quattro bambini, tre maschi e una femmina, ci sono Gaetano e Pasquale Cacciapuoti che, quasi coetanei, vengono messi nello stesso dormitorio. Per contrastare un gruppo di bulli che si fa chiamare i Vandali, i fratelli Cacciapuoti decidono di unirsi ad altri due bambini del loro dormitorio e di formare la banda dei Monelli.”

3.Vicarìa. Un’educazione napoletana di Vladimiro Bottone

“Napoli, 1841. Il giovane commissario Fiorilli ha appena preso servizio a Vicarìa, uno dei quartieri centrali più malfamati della città. Non ha ancora fatto l’abitudine al male che ne percorre le strade, quando si trova a dover indagare sulla scomparsa di un bambino, un orfano rinchiuso nel cosiddetto Albergo dei poveri. Il piccolo Antimo aveva cercato di scappare da quell’edificio opprimente – che i napoletani chiamano anche Reclusorio o Serraglio – autentica città nella città che ospita vecchi, donne perdute e soprattutto una spaventosa massa di bambini esposti a ogni genere di pericoli. È così che la tragica storia di Antimo si trasforma per Fiorilli in un’ossessione, una ricerca della verità che gli fa incontrare Emma, insegnante di musica al Reclusorio, bella e idealista, ma che lo getta in pasto a medici avidi di carne giovane, funzionari corrotti, camorristi e sbirri cresciuti nello stesso fango. Per questa umanità varia e disperata tutto ruota intorno al tribunale della Vicarìa, la prigione della città e anche il luogo dove si svolge l’evento che i napoletani aspettano ogni settimana come unica speranza di salvezza: l’estrazione del Regio Lotto. E qui Fiorilli scoprirà che la giustizia degli uomini, troppo spesso, è cieca. Proprio come la fortuna.”

 

Scheda tecnica

  • età 250 anni
  • superficie 103.000 mq
  • volume 830.000 mc
  • livelli da 2 a 9
  • cortili maggiori 3 (ciascuno di 6500)
  • cortili minori (da) 6 (ciascuno di 700 mq)
  • larghezza totale 140 m
  • lunghezza totale 360 m
  • altezza massima 42 m
  • altezza minima 15 m
  • ambienti 440
  • ambiente medio 8 m x 40 m
  • corridoi 9 km

Per approfondire si veda:

Chiudi la versione stampabile della pagina e ritorna al sito