Salvador Dalì e gli artisti spagnoli più celebri

Salvador Dalì e gli artisti spagnoli più celebri. Da Pablo Picasso a Diego Velázquez, i grandi maestri dell’arte.

Salvador Dalì, Picasso, Francisco Goya ed ancora: Gaudì, Velázquez, Madrazo e Mirò, sono solo alcuni degli artisti spagnoli più celebri. Un viaggio meraviglioso è per cui quello attraverso i grandi maestri dell’arte spagnola.

Da dove iniziare se non nel lontano 1599, anno della nascita di Goya, considerato il “pioniere dell’arte moderna”? Ecco la sua storia e quella di altri grandi maestri dell’arte spagnola moderna e contemporanea!

Francisco Goya (1746-1828)

Vincente Lòpez, Francisco Goya. Olio su tela. Madrid Museo del Prado

L’artista che più rifugge da qualsiasi “incasellamento” all’interno di periodi artistici o classificazione dei critici d’arte e studiosi. Di lui sappiamo poco se nonché che tutti concordano sul fatto che sia stato il “pioniere dell’arte moderna” in una Spagna segnata dal mutamento, sulla base delle suggestioni del Romanticismo, del tardo Neoclassicismo.

 Il caso “Goya”

Francisco Goya nasce a Saragozza nel 1746. L’artista ha goduto del raro privilegio di non identificarsi con nessun movimento e di poter cogliere, quindi, spunti e suggestioni della storia dell’arte in completa libertà.

Imbevuto di ideali illuministi, eppure diffidente verso la lezione neoclassica, affascinato dalla grande pittura del passato, ma instancabile innovatore nelle tecniche e nelle composizioni, Goya ha impersonificato la profonda crisi della Spagna e di tutti i Paesi europei nel passaggio dall’ancien regime agli Stati Nazionali succeduti alla Rivoluzione Francese e al Congresso di Vienna.

Opere, quelle di Goya che non hanno sfidato solo il suo tempo ma anche il nostro e che continuano a far nascere dibattiti attorno ad argomenti come “la guerra” e da un tempo, quello contemporaneo, che ha perso di vista il suo lascito e monito più grande: “Il sonno della ragione genera mostri”.

Diego Velázquez (1599-1660)

credit: Artesplorando

L’artista più importante tra quelli presenti alla corte di Re Filippo IV, così viene ricordato Diego Velázquez. Noto ritrattista e massimo esponente dell’epoca Barocca in Spagna, Diego rappresenta, insieme a Goya e Madrazo, la triade d’artisti che accompagna il Paese verso l’epoca moderna.

Egli nasce nel 1599 a Siviglia. Egli studia dapprima presso Francisco Herrera detto “il Vecchio”, maestro da cui impara i rudimenti elementari della pittura (utilizzare i pennelli con setole lunghe ecc.), successivamente- abbandonato lo studio di Herrera- diventa apprendista di Francisco Pacheco dal quale apprende e studia per cinque anni la prospettiva e le proporzioni.

La carriera artistica del pittore viene indicativamente divisa in un prima e dopo i due viaggi che compì in Italia, rispettivamente nel 1629 e nel 1649.

La cosa curiosa è che di tutta l’opera dell’artista fino al XIX secolo se ne seppe poco e nulla se non all’interno della sola Spagna. Apprezzatissimo infatti in Patria, amato dai “poteri forti” in Spagna non veniva però considerato egualmente al di fuori dei confini spagnoli.

Ad oggi la produzione artistica di Velázquez è fondamentale soprattutto nella formazione degli artisti contemporanei non solo spagnoli- come Picasso che rese omaggio al pittore nel 1957, quando dipinse la propria versione di una sua opera “Las Meninas” (la più grande opera in dimensioni dell’artista cubista dopo Guernica del 1937) oppure Dalì che realizzò nel 1958 “Velázquez mentre ritrae l’Infanta Margarita con le luci e le ombre della sua gloria“- ma anche internazionali.

Il lascito dell’artista si ritrova così in altre opere d’arte di artisti egualmente grandi che afferma non solo il genio dell’artista ma anche l’innovazione delle tecniche utilizzate da quest’ultimo, base imprescindibile di partenza delle generazioni a lui succedute.

José de Madrazo (1815- 1894)

Federico De Madrazo è uno dei principali esponenti di una famiglia di artisti che dominò l’arte madrilena nel XIX secolo. Formatosi presso il padre José e poi all’Accademia di San Fernando, studiò i pittori antichi e soprattutto Velázquez. Nel 1833 si recò a Parigi, dove frequentò l’atelier di Ingres.

Personagio inquieto, nel 1835 fondò con altri artisti la rivista “El artista”, tipica degli ornamenti romantici spagnoli.

Fra il 1837 ed uk 1842 trascorse il suo tempo fra Parigi e Roma dove completò la sua formazione a contatto con Ingres e con Overbeck.

A questi colleghi deve infatti i due punti più qualificanti del suo stile: ad Ingres l’eleganza e l’abile composizione dei suoi ritratti, a Overbeck il trattamento del colore e delle masse.

Ottenne presto numerosi riconoscimenti ufficiali2, come la nomina nel 1843 a direttore di pittura presso l’Accademia di San Ferdinando o quella di direttore del Museo del Prado, dal 1860 al 1868 e dal 1880 al 1894.

Visse per lo più a Madrid, salvo brevi viaggi all’estero ed un soggiorno di due anni a Parigi dal 1878 al 1880.

Curiosità

I suoi figli Raimundo e Ricardo, seguirono gli insegnamenti paterni e si distinsero nel secondo Ottocento come pittori di orientamento realistico; mentre la figlia Cecilia sposò Mariano Fortuny.

Pablo Picasso (1838-1913)

credit: Galleria Raffaello

Come nel caso di Salvador Dalì e del movimento Surrealista, di Pablo Picasso sul nostro sito associativo ci sono diversi contributi, in particolare legati al suo fondamentale contributo al discorso Cubista ed al movimento artistico che si generò a partire dai primi anni del Novecento ed al moto di “scomporre per ricomporre”.

Non ci soffermeremo per cui su uno degli artisti di cui si sa così tanto, se ne parla fino alla “nausea”, si ripercorrono centimetro per centimetro vita e scandali. Andremo invece a sottolineare come nell’immaginario collettivo l’artista Pablo Picasso sia divenuto come uno dei suoi stessi dipinti. Abbiamo di lui una istantanea che raccoglie prospettive ed angolature per una resa finale che affascina e sconcerta (soprattutto se ci si sofferma sulla vita privata dell’artista).

Una cosa che però non tutti forse sanno è che se con Salvador Dalì Picasso aveva un rapporto d’amicizia che si traduceva nella stima reciproca l’uno dell’altro con la lode delle loro rispettive produzioni artistiche, Picasso mal digeriva Antonì Gaudì ed anzi “non si vedevan mai negli occhi”.

Picasso impiegò non poche energie, a più riprese durante il corso degli anni, a dissentire e schermarsi apertamente contro l’opera magna di Gaudì “la Sagrada Familia”.

Antoni Gaudì (1852- 1926)

credit: ChurchPop italiano

Coloro che non hanno assaporato il suo cattivo gusto superbamente creativo sono traditori

Così esordiva Salvador Dalì in una conversazione con l’amico e collega Gaudì. Artista conosciuto ai più per quel “parto” che ancora oggi è la Sagrada familia, egli è stato forse il più grande architetto spagnolo di sempre.

All’architetto catalano Antoni Gaudí i Cornet viene riconosciuto a livello internazionale l’ineguagliabile talento nella sua disciplina. Considerato uno dei massimi esponenti del modernismo, diede espressione di una genialità eccezionalmente rivoluzionaria che fu artefice della nascita di un linguaggio architettonico personale e incomparabile, difficilmente etichettabile.

Barcellona è “tappezzata” delle sue opere avanguardistiche che conducono milioni di turisti da ogni parte del mondo su suolo Spagnolo. La città deve moltissimo infatti all’opera dell’architetto di Riudoms.

“Forme plastiche e ondulate, rivestimenti colorati in ceramica, decorazioni in ferro battuto: queste le caratteristiche dei suoi principali edifici, come il parco Güell, le case Batlló e Milá, la cattedrale della Sagrada Familia, simboli della Barcellona moderna”

Fase giovanile

La prima fase della sua attività è caratterizzata dall’uso di stili architettonici del passato, come il gotico e il barocco, con richiami alla tradizione araba, ma già sono presenti particolari soluzioni decorative e costruttive che poi saranno tipiche della sua architettura: per esempio le ceramiche colorate e le fantasiose cancellate in ferro battuto.

Gaudí è considerato il maggior esponente del modernismo catalano, il movimento artistico-architettonico che si sviluppò nella Catalogna, inserendosi nel filone dell’art nouveau.

Dal 1888 si nota in Gaudí il passaggio a uno stile caratterizzato da forme naturali, che egli studiò osservando la struttura delle piante e delle rocce, soffermandosi specialmente sulla loro geometria.

Queste forme, spesso strane e irrazionali, caratterizzano le opere della sua maturità, comprese tra il 1890 e il 1914, che ci stupiscono per le soluzioni bizzarre e i colori squillanti: il suo stile diventò personalissimo e inconfondibile!

Le grandi opere della maturità

Nel parco Güell (1900-05), situato su una collinetta di Barcellona, Gaudí esprime al massimo livello la sua abilità di architetto paesaggista: egli sfrutta le pendenze del terreno per adattarvi i suoi percorsi, caratterizzati da viadotti, portici, grotte e terrazze. Il cuore del parco è rappresentato dal piazzale coperto del tempio dorico: questo strano spazio è caratterizzato da 86 colonne doriche che sostengono un soffitto a cupolette, alcune delle quali realizzate in ceramica e cristalli colorati.

Sopra il teatro si apre la vasta terrazza delimitata da un lungo sedile a forma di serpentina, rivestito in tessere di ceramica dai colori sgargianti.

Casa Batlló (1905-07) è un piccolo edificio, noto per la caratteristica di cambiare colore a seconda della luce esterna: la facciata ondulata è infatti rivestita in mosaico di ceramica con sfumature dal verde all’azzurro, realizzata per contrastare le aperture regolari di finestre e balconi, alcuni dei quali hanno parapetti metallici a forma di maschera.

La copertura della casa denota ancora una volta la fantasia di Gaudí; è composta da una torretta asimmetrica e da un tetto curvilineo rivestito da tegole colorate a forma di squame: sembra veramente il dorso di un drago!

Rispetto alla piccola e colorata casa Batlló, la casa Milá (1905-10) si presenta come un blocco di pietra irregolare, dalla massa imponente e continua: per questo venne soprannominata Pedrera (cava di pietra). In realtà la struttura portante dell’edificio è realizzata da tradizionali pilastri e muri in mattoni, ai quali vennero ancorati centinaia di blocchi in pietra, appositamente disegnati da Gaudí per comporre superfici ondulate concave e convesse.

I parapetti dei balconi sono realizzati con lastre in ferro e ognuno presenta forme diverse, che richiamano piante o animali. Sul tetto-terrazza sono collocati i camini, le torri di aspirazione, i volumi dei corpi scala: come sculture, presentano forme ondulate e a spirale.

La cattedrale della Sagrada Familia: “un parto” artistico ancora tutto da fare

Gaudí dedicò tutta la sua vita professionale al progetto della cattedrale della Sagrada Familia (1883-1926), dedicata a Gesù, Giuseppe e Maria: dal 1883, quando giovanissimo iniziò questo incarico, al 1926, quando morì dopo essere stato investito da un tram nei pressi del cantiere della cattedrale. Il suo ambizioso progetto venne eseguito solo in parte e la grande chiesa è tuttora in costruzione.

Il progetto di Gaudí si ispirava alle grandi cattedrali gotiche e simbolicamente ripercorreva la vita di Gesù: le tre facciate dovevano infatti rappresentare la Natività, la Passione e la Gloria.

Di queste è stata realizzata solo quella della Natività, dove si nota ancora il naturalismo nelle quattro torri traforate e a forma di fuso, coronate da cuspidi colorate.

Per approfondire: a quando la fine dei lavori?

Joan Mirò (1893-1983)

credit: blog.abaravenna.it

Quando dipingo accarezzo quello che faccio

Ci troviamo in una casa di Barcellona, parrebbe essere una giornata come tutte le altre ed invece è il 20 aprile del 1893. Nasce l’altro grande pioniere del Surrealismo: Joan Mirò.

Chi l’avrebbe mai detto che un bambino di Barcellona con il sogno di diventare contabile sarebbe poi divenuto uno dei più grandi artisti spagnoli conosciuti. Il suo percorso scolastico, iniziato infatti proprio con gli studi per diventare contabile, subisce una brusca svolta dal 1912 al 1915 quando frequenta l’Accademia di Belle Arti della sua città natale.

Alla fine della Prima Guerra Mondiale si reca a Parigi- meta agognata da moltissimi pittori dell’epoca-  dove, dopo il breve soggiorno del 1921 nella capitale francese, soleva trascorre la stagione invernale e dove, nel 1924, incontra André Breton (teorico del Surrealismo).

Di lui Breton dirà che fu “il più surrealista di tutti”. Tema centrale di tutta la produzione pittorica di Joan Mirò è infatti la messa a punto di un “sistema di segni”.

Esso si rifà alla realtà come modello portando però all’attenzione di “colui che guarda” il particolare, il dettaglio.

Moltissimi suoi colleghi lo definivano di una pignoleria maniacale e forse dovremmo esserne grati se ad oggi, nei più grandi musei di tutto il mondo possiamo ammirare opere come ” Pittura”, “La scala dell’evasione” o la serie “Blu”.

Salvador Dalì (1904-1989)

credit: Photo © AGIP

Massimo esponente del Surrealismo, Salvador Dalì è stato ed è uno dei più grandi artisti di sempre. Annoverato tra i grandi maestri dell’arte moderna e contemporanea, egli fu l’artista che sopra tutti “portò in scena il torbido mondo della paranoia”.

Cineasta, sceneggiatore, pittore, scultore, scrittore, fotografo e designer, Salvador Dalì è stato- ed è ancora oggi considerato- un punto di riferimento fondamentale all’interno della storia dell’arte mondiale.

Sugli spazi di Fenice abbiamo già incontrato questo grande artista, abbiamo già esplorato i suoi scritti, in particolare “La mia vita segreta”, ci siamo addentrati nel movimento artistico di cui è considerato padre e pioniere il “Surrealismo”. Siamo andati a caccia degli “strascichi” del movimento e del lascito dell’artista all’interno delle produzioni pittoriche, scultoree ecc. di altri grandi maestri dell’arte contemporanea.

Insomma, vi lasciamo ai contenuti precedenti a lui dedicati e con una citazione che racchiude forse la sua intera ricerca nella sfera della creatività umana!

E cos’è il cielo? Dove trovarlo? Il cielo non si trova né sopra, né sotto, né a destra, né a sinistra, ma esattamente nel centro del petto di chi ha fede. In questo momento non ho ancora fede e temo di dover morire senza cielo

 

Fonti: “L’arte e la storia dell’arte” a cura di Rita Scrimieri- Minerva Italica; Itinerario nell’arte. Seconda edizione a cura di Giorgio Cricco e Francesco Paolo Di Teodoro- Zanichelli