di Matilde Maione
Di storie d’amore nell’arte ce ne sono tante. Qualcuna tragica e conflittuale, qualcun’altra appassionata ed irruenta ed è per questa ragione che entrano nella storia.
Si guarda sempre a queste storie come trame di un film avvincente ed appassionato se vi sono drammi e colpi di scena. Ma l’arte è costellata anche di amori stabili e duraturi. Vite appassionate che mescolano il proprio amore con la propria arte e ne fanno dei capolavori incredibili di sensibilità e ragionamento. Amori che crescono insieme, lavorano insieme ma senza mai annullare l’altro, senza mai sopraffare ciò che l’altro è o vuole essere.
Questa è la storia di due persone, due artisti, che da quando, per la prima volta, si sono guardati negli occhi non hanno più smesso.
Song Dong e Yin Xiuzhen hanno raccontato la loro storia nel documentario Art 21 dedicato a Beijing per la rassegna cinematografica di Artecinema 2020.
Ripercorrendo le strade della loro infanzia hanno mostrato l’enorme trasformazione della città che gli ha dato i natali e li ha cullati.
Il profondo cambiamento del luogo in cui sono cresciuti ha provocato un impatto sulla loro crescita artistica e personale. La profonda e veloce trasformazione della capitale cinese, infatti, ha colpito molto gli abitanti che la popolano e che si sono trovati come “teletrasportati” in una nuova realtà.
Song Dong alla Pace Gallery di New York (Fonte: brunchwith.com)
Song Dong è nato a Pechino nel 1966 da una famiglia inizialmente benestante che si riduce in povertà proprio a causa dei veloci sconvolgimenti della città.
Questo segnerà inevitabilmente l’artista che nella sua giovanile produzione artistica rifletterà proprio su questi enormi cambiamenti che sconvolgono inevitabilmente anche le vite dei cittadini.
A partire dalla sua nascita, la città di Pechino ha subito così tanti mutamenti (molti dei quali fulminei), che ha portato moltissimi dei suoi abitanti a non riconoscerne più la fisionomia.
Nel documentario si percepisce molto il sentimento di estraneazione che l’artista prova nei confronti della propria città quando ritorna a “passeggiarci dentro” non riconoscendola più.
Song Dong accompagna gli spettatori in un tour di un vecchio hutong (una tradizionale comunità residenziale di Pechino composta da edifici, cortili e vicoli), sottolineando i dettagli architettonici che utilizza nelle sue sculture, istallazioni e che riportano ai ricordi del suo passato.
Song Dong, “Same Bed Different Dreams”, Installation view at Pace Gallery-London, 2019 (Fonte: pacegallery.com)
“Nei miei lavori incorporo molti materiali vecchi ed usati. I loro segni di sfregamento rappresentano il passaggio del tempo. Una volta che questi oggetti si sono trasformati in qualcosa di nuovo, possiamo incontrare persone del passato. Hanno lasciato una traccia nella storia, permettendoci di collegare il passato, il presente ed il futuro”
I ricordi nella vecchia Pechino, quella che l’ha cresciuto, sono ancora vividi nella sua memoria, anche quando uscito di nuovo in strada, al di fuori del vecchio hutong, è tutto completamente diverso, quasi estraneo ai suoi occhi che ancora guardano quelle strade con una profonda nostalgia.
Song Dong con la sua installazione “Eating the City” alla Pace art Gallery (Fonte: chinadaily.com.cn)
Nata a Pechino nel 1963 Yin Xiuzhen è molto legata alla memoria e all’identità culturale del suo paese.
Il passato ed i profondi cambiamenti interiori quanto culturali hanno segnato molto la sua arte.
Yin Xiuzhen (Fonte: artspace.com)
“Durante la mia vita, ora ho 50 anni, la trasformazione è stata incredibile. Beijinh ha assistito ad enormi cambiamenti, soprattutto attraverso le demolizioni. Molte vecchie case ed edifici tradizionali sono stati demoliti […] A volte vedevo un edificio quando uscivo per lavoro che non ci sarebbe stato sulla via del ritorno a casa”
“Ruined city” 1996 (Fonte: phaidon.com)
Yin Xiuzhen lavora con tessuti ricavati da abiti dismessi incorporando frammenti di materiali di vario genere, portando il fruitore alla riflessione sugli effetti che il progresso ed il capitalismo comunista ha avuto sulle persone ed il concetto di individualità in un paese sempre più improntato sull’ omologabilità.
Dalla serie “Portable cities” (Fonte: objectsmag.it)
Città in miniatura contenute nel vano di una valigia, realizzate con le stoffe di vecchi vestiti che l’artista raccoglie durante i suoi viaggi dagli abitanti del luogo.
Un minuzioso lavoro di patchwork che ricostruisce le città dalle quali provengono gli abiti, creando una profonda connessione tra memoria personale (dell’artista e dei ricordi che conserva del posto che l’ha ospitata) e memoria collettiva (quella delle popolazioni locali attraverso gli indumenti a loro appartenuti).
Nel docufilm Art21, si segue, oltre la loro storia familiare e d’amore, la preparazione della mostra collettiva “The way of chopsticks coming of age” in cui mettono in mostra una serie di opere realizzate insieme nei passati 18 anni.
La serie “Chopsticks” (Bacchette), è una delle più suggestive e significative del loro lavoro collettivo.
Chopsticks: Cut, 2011, metal, used clothes, mirrors, wood, monitor, each 1200 x 40 x 40 cm, installation view at Chambers Fine Art, Beijing, 2011 (Fonte: phaidon.com)
Song Dong: «Impostiamo la lunghezza delle bacchette e un tema, ma poi lavoriamo indipendentemente mantenendo il segreto l’un l’altro.»
Le bacchette sono “una coppia di due. Esistono indipendentemente, ma lavorano in sincrono”.
La prima volta che hanno pensato di realizzare questo progetto fu tempo addietro, nella loro prima casa quando ancora non erano sposati. Già allora il loro essere uniti nella vita e nell’arte era profondamente insito nella loro quotidianità.
Song Dong e Yin Xiuzhen, frame del documentario Art21
Yin Xiuzhen: «Non penso che l’arte riguardi solo la creazione di oggetti. Riguarda più il processo, il modo in cui trascorri il tuo tempo. “The way of Chopsticks” non è solo un modo di collaborare, ma anche un atteggiamento nei confronti della vita.»
La loro profonda storia d’amore può anche non essere il dramma da film che ci sia aspetta di vedere trasposto sul grande schermo, ma è la storia di due persone che non hanno mai messo da parte la loro individualità, sia come artisti che come persone non mancando di rispettare l’essenza dell’altro nell’insieme del “noi”.
Come le bacchette sono due parti di un unicum, questi due artisti sono due di una coppia che viaggia parallelamente insieme verso l’amore per l’arte.