di Maria Castaldo
Studio Ghibli: Kiki consegne a domicilio e il sovvertimento del maho shojo. Animazione giapponese, storia di un’arte.
Non si può non parlare di animazione giapponese senza introdurre i capolavori dello Studio Ghibli e del maestro Hayao Miyazaki.
Fresca è la novità dell’ultimo lavoro dello studio cinematografico d’animazione in uscita il 21 luglio 2021: Earwig e la strega.
Kiki- consegne a domicilio: il sovvertimento del maho shojo
Con il personaggio di Kiki, protagonista del film Kiki- consegne a domicilio, Hayao Miyazaki ha creato un “romanzo di formazione al femminile”, nel quale, però, tutti i topoi del genere sono completamente sovvertiti.
Kiki è una giovane strega di 13 anni che, come vuole la tradizione, è pronta a lasciare la propria famiglia per trovare un impiego in una città lontana e svolgere il suo apprendistato.
Accompagnata dal fidato gatto nero Jiji, la ragazzina vola a cavallo della sua scopa verso una città sul mare e, stabilitasi lì, conosce Tombo, un ragazzino vivace, e inizia un’attività di consegne a domicilio, collaborando con la panettiera Osono.
Kiki racchiude moltissime caratteristiche shojo: è curiosa, intelligente, dall’aspetto femminile, con un grande fiocco rosso sulla testa, occhi vispi e un animale domestico altrettanto carino, il gatto nero Jiji.
Rappresenta altrettanto bene il prototipo dell’eroina miyazakiana con la sua risolutezza, fascino e vivacità.
In una società come quella giapponese, è inusuale trovare una figura femminile attiva, perciò, il personaggio di Kiki risulta così innovativo.
In tal modo, Miyazaki rompe la visione del femminismo che gli spettatori hanno, rendendo i suoi personaggi forti e indipendenti.
Al suo arrivo nella nuova città, Kiki deve affrontare numerosi ostacoli, alcuni concreti, come la ricerca di una casa e di un impiego, altri, invece, che la coinvolgono in maniera personale e profonda, come la perdita inspiegabile dei suoi poteri di strega.
Essendo una ragazzina di 13 anni, la sua identità deve ancora formarsi del tutto e, per farlo, necessita dell’aiuto di altre donne.
Osono, ad esempio, è una panettiera in dolce attesa che ospita Kiki in cambio dei suoi servizi di consegne a domicilio, anzi, è proprio dall’incontro con lei che la strega decide di mettere in piedi il suo business.
È affettuosa e materna, dà preziosi consigli e si occupa di Kiki quando è malata.
Oltre a Osono, Kiki fa la conoscenza della pittrice Ursula, una giovane donna che vive nei boschi, indipendente e ironica, una versione più adulta della stessa Kiki, in qualche modo.
È un film con una forte presenza femminile, infatti, gli unici personaggi maschili che compaiono sono il padre di Kiki e Tombo, il ragazzino che sogna di poter volare e con cui Kiki stringe amicizia.
Il padre della strega è un comune essere umano, perché Kiki ha ereditato i poteri magici dalla madre, anch’ella strega.
C’è, dunque, una componente matriarcale nella trasmissione dei poteri e la magia sembra essere di dominio delle sole donne, poiché nel film non vengono mostrati stregoni o maghi.
Questa eredità è per Kiki, inizialmente, un dono a cui può accedere con facilità: anche se non è abituata ai viaggi lunghi, riesce a padroneggiare bene l’arte del volo sulla scopa (appartenuta alla madre prima di lei).
Tuttavia, i suoi poteri svaniscono improvvisamente, lasciando Kiki nello sconforto più totale.
Questa perdita avviene nel momento in cui la strega incontra gli amici di Tombo e inizia a sentirsi inadeguata, confrontando i vestiti alla moda delle altre ragazze con il suo semplice abito nero da strega.
Miyazaki ci mostra che la scomparsa dei poteri coincide con la pubertà, il momento in cui ogni ragazza inizia a scoprire se stessa e deve fare i conti con le proprie insicurezze e mancanze.
Privando la strega dei suoi poteri, il regista rovescia la struttura tipica delle storie con protagoniste le majokke, perché in queste storie, durante l’adolescenza, le ragazze scoprono di avere poteri magici e imparano con il tempo a utilizzarli e diventano indipendenti e realizzate; al contrario, in questo film, la protagonista deve imparare ad aver fiducia in se stessa ed evolversi come personaggio prima di riacquistare i poteri.
Kiki è stata logorata dall’eccessivo lavoro e dall’incertezza sul proprio potenziale, fin dall’inizio del film si è scontrata con personaggi che hanno messo a dura prova la sua sicurezza in se stessa e nelle sue capacità, come la strega scontrosa incontrata mentre volava verso la nuova città e come le amiche di Tombo.
La strega ha sempre cercato di equipararsi ad altri, dimenticando la lezione più importante che le aveva dato la madre, essere sempre se stessi.
La magia è un dono che scorre nelle vene (si parla di sangue di strega), ma a volte si soffre per esso e bisogna esercitarsi per poterlo dominare.
Inoltre, per raggiungere la completa maturità, bisogna esplorare i limiti di questo talento e, soprattutto, trovare un proprio stile personale, rendere questo dono un’espressione della propria individualità.
In questo modo, il regista lega la perdita dei poteri non a elementi fantastici ed esterni, ma a una crescita personale, reale e psicologica.
Con questa nuova visione Kiki può tornare in città e arriva in tempo per vedere l’amico Tombo in pericolo.
Il ragazzino era salito su un dirigibile per un giro turistico, ma a causa di malfunzionamenti, si ritrova appeso a una fune in aria, in procinto di precipitare.
Sarà proprio per aiutalo che Kiki ritroverà la capacità di volare, ormai sicura di sé e delle proprie potenzialità. Il regista rovescia la situazione classica della damigella in pericolo, invertendo i ruoli e dando a Kiki il ruolo di eroina.
Nella scena dopo i titoli di coda, lo spettatore può assistere all’arrivo della prima lettera della ragazza ai suoi genitori, una lettera che era molto attesa, poiché avrebbe significato che Kiki si era ambientata ed era lanciata nella sua attività.