Vox di Christina Dalcher è stato un romanzo chiacchieratissimo che ha deluso profondamente. Perché?
Vox è un romanzo di Christina Dalcher pubblicato nel 2018 dalla casa editrice Nord.
La storia è ambientata in America, in un tempo non ben definito ma che fa presagire un futuro remoto non molto felice.
Infatti, nella società in cui vive Jean McClellan (la nostra protagonista) le donne sono obbligate ad indossare un contatore di parole che limita il loro esprimersi a sole cento parole.
Coloro che hanno ideato questo sistema subdolo di gestione fanno parte del Movimento per la Purezza, sostanzialmente un partito cristiano che si rifà ai valori biblici in cui la donna deve essere sottomessa all’uomo e, dunque, necessita di un ritorno all’ordine che è stato spezzato dalle varie rivoluzioni ed emancipazioni, le quali hanno portato la figura femminile ad un certo grado di importanza che, biblicamente, non è previsto.
Jean è sposata con Patrick, un uomo che lavora per il governo, e i due hanno quattro figli: Steven, due gemelli e la piccola Sonia. In casa le donne sono due: loro non possiedono il privilegio dei maschi che possono parlare quanto vogliono.
A lungo andare, questo porterà il matrimonio di Jean e Patrick ad un punto di non ritorno, ciò perché la protagonista non sopporta l’ideologia secondo cui un uomo può fare tutto quello che vuole mentre alla donna vengono tolte tutte le conquiste fatte durante i secoli.
Jean, infatti, è (o meglio, era) una neurolinguista, lavoro molto impegnativo e
importante che, però, ha perso dopo la vittoria alle elezioni del Movimento per la
Purezza e le conseguenze derivate da questo gioco politico.
Come lei, tutte le donne hanno perso il lavoro e sono retrocesse ai soli lavori domestici, senza neanche potersi esprimere liberamente.
Il libro ha una trama avvincente e l’argomento trattato è molto delicato e originale allo stesso tempo.
Allora perché non ha riscosso il successo che ci si auspicava, soprattutto in Italia?
Il problema, a mio avviso, è il modo in cui viene sviluppata l’idea centrale.
In sostanza, l’autrice presenta una Chiesa retrograda, la quale non vuole far altro che prendere il potere politico impedendo alle donne di fare carriera o di avere una semplice vita in nome di quella che è la legge di Dio.
La visione di ciò che è l’entità divina, di quello che ha comandato, ci fa pensare ad un dio tiranno e l’autrice non risparmia i colpi, presentandoci una Chiesa spietata che si comporta come ai tempi medievali, torturando le persone e recitando versi biblici per avvalorare le proprie tesi.
Un vero e proprio regime.
Per un credente, leggere Vox è come avere un pugno costante nello stomaco perché è costretto a vedere, attraverso le parole dell’autrice, un dio che in realtà non è il Dio in cui crede.
La Bibbia, in questo romanzo, viene presa fuori contesto e portata agli
estremi negativi per creare una trama avvincente che possa accogliere quanto più audience possibile. Il punto è che non rispecchia la realtà dei fatti biblici.
Prima di immergersi in una lettura del genere, sarebbe opportuno un piccolo studio teologico che possa permettere un giudizio, quanto più oggettivo possibile, sulle vicende che il lettore si troverà a leggere perché un libro come Vox è una potente arma che potrebbe, un giorno, trovarsi nelle mani sbagliate.
“Se improvvisamente ti fosse imposto un numero limitato di parole al giorno, cosa
faresti per essere ascoltata?”